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DIARIO MILITARE

DI

Pietro Verri

Vienna14 maggio1759. Eccomi giunto. Ma quantadiversità dal correre la posta tranquillamente al caminoecoll'itinerario in manodire domani al tal sitoposdomani comodamente altal altro. Sedendo al fuoco agiatamenteda Milano a Vienna vi si passa insei o sette giorni. Io però nel Tirolonella Stiria e Carinziahoincontrato delle difficoltà che sulla carta non erano scritte. La mattinaal fare del giorno 5 di questo mese m'avete veduto partire; ora vi dicoche non ho potuto giungere a Vienna se non iericioè il nono giornoevi sarei giunto assai più tardise non avessi sacrificato quattro notti.La sera del 5 dormii a Bresciaviaggiai tutto il giorno 6 e la notteedormii la sera del 7 a Bolzano. La mattina del giorno 8 partiiviaggiaidi seguito tutta la notte e tutto il giorno 9e la sera dormii a Lienz.Ripigliai il viaggio e lo proseguii anche la notte del giorno 10nériposai che la sera dell'11 a Villacda dove non mi riposai che a Viennaieri sera. Non mi è accaduto nessun accidente per viaggioniente s'èrotto del mio biroccionon era nemmeno pesantegiacché sapete che ilmio equipaggio l'ho spedito in dirittura a Praganon ho meco se non unpaio d'uniformi e la biancheria che m'abbisognail tutto rinchiuso in unmediocre baule. Non ho incontrato né nevené cattivo tempo che m'abbiafatto rallentare il corsola colpa si deve unicamente a sei o settepostiglionidai quali sono stato mal servito. Sinchésono stato nell'Italiasino a Bolzano ho potuto andare lestamentepassato quel tratto di stradatalvolta mi sono capitati dei villani perpostiglionei quali poteva batterlipoteva caricarli di denaroma farlicorrere no. La posta prima di Brunecken mi è costata un'intera nottenella quale avrei pure fatto saggiamente a dormire s'avessi potuto essereprofeta. Quella disgraziata bestia che faceva il postiglione nemmeno avevagli stivaliappena uscito dalla posta ricevette varie bastonate sullagamba dal timonedal quale non sapeva preservarsiciò gli reseimpossibile lo starsene a cavalloonde ci servì a piedie a piedizoppicando. Ne ho bastonato alcunoma vi perdeva inutilmente anche questoincomodoonde abbandonandomi pazientemente al destinomi sono lasciatocondurre come una cassa di mercanziacome e quando si poteva. Gli alloggisono buonii letti morbidile stanze assai ben difesee passabilmentesi mangiaquesto è quel poco di buono che ho trovato nei giorni scorsima la maggior parte delle cose sulle quali mi è accaduto di volgere losguardomi hanno fatto noia e tedio. Dopo passato il Veronese s'ingolfanel fondo di una valle circondata di monti sterili e assai altie quasitutto il viaggio è in mezzo a sassoni pelati. Qualche cascata d'acqua ditratto in tratto fa piacerema abitualmente mi si stringe il cuore nelnon vedere mai l'orizzonte. Talvolta anche la strada maestra nel Tirolo èsotto un masso enorme del quale si vedono i pezzi caduti e ve ne pendonoaltri sul capo: non vi si passa senza qualche inquietudine. Gli uomini poisono robustiquadratima assai meno vivi e sensibili dei nostri. Esibiteun pugno di monete ad un postiglione italiano perché scelga da se stessola buona manolo vedrete sorpresoforse arrossirà e ricuserà ad untempo stesso di essere giudice e parteovvero sceglierà il giusto econsueto. Fate la medesima esibizione ad un tedescoe vedrete che viscoperà pulitamente tutto il palmo della manoe sogghignandos'intascherà il tutto facendosi beffa di voi. L'italiano ha più bisogniconosce il bisogno della stima altrui e ne è geloso; il tedesco oltre ibisogni fisici non ne conosce altri. Già altre volte sono stato in questopaesema ero allora troppo giovinené riflettevo sulla maggior partedegli oggetti. Vi dirò che sono stato sin ora poco contentodell'assistenza di Giuseppe. Sapete che a Milano la sua famiglia godel'intero salario; sapete che a lui ho fissato quattro zecchini al mese; esapete pure come io son fatto; eglistando con menon avrà da pensarené al pranzoné alla cenané al vestitoonde quei quattro zecchinisono puramente per il suo divertimento. Mi pare che ogni altro servitoresarebbe grato e contento; ma costui è il più noioso ipocondriacoilpiù inetto compagno che si potesse scegliere. Da principio gli consegnaiuna dozzina di zecchini a ciò che pagasse la posta; accadeva che eranogià all'ordine e attaccati i cavalli senza che vi fosse modo didistanarlo dalla stanzaove si rinchiudeva per scrivere il suo conto.Sino a Brescia egli stette dietro il biroccioe non faceva chebestemmiare dietro ai postiglioni perché correvano. Mi sono incaricato iodi pagare le postel'ho preso meco nel biroccioe per quanto gli andassipredicando la discrezionecostui stava sedendo in mezzo al biroccio e micomprimeva contro il fiancoe quasi sempre sonnolento mi cozzavamiurtava; un pugno di tempo in tempo ch'io gli slanciavalo facevarimettere in doverema non passavano pochi minuti che eravamo da capo.Del meglio che era preparato per meio ne faceva divisione con questo miodon Sancio: ho portato l'umanità al segno che la mattina dopo viaggiatoe la notte mentre si cambiavano i cavallidiscendevo e preparavo iostesso il cioccolatte per duee presane la mia porzioneuscivo acustodire il biroccio facendolo entrare a ristorarsi ove tutto erapreparatocome se io fossi di lui cameriere. Costui non mi ha mai dettauna parola di gratitudine e non mi riesce veramente che di peso ed'incomodo. Non sa una parola di tedescoe si ostina a credere che questipostiglioni per malizia non vogliano intenderlo. Bastane sono fuori diquesta seccatura. Gli ho fatto i contie non si sovviene di cinquezecchini che mancanoed io anche di questi non ne parlerò più. Vogliopur vedere se v'è modo di rendermelo affezionatoma ne dubito assaiegli è troppo stolido e duro naturalmente per poterlo ridurre a sentire.Ora si apre per me una nuova scenadebbo presentarmi alsignor conte di Kaunitz e ottenere da lui una lettera per far la campagnaal quartier generale. Il marchese Clerici mi vorrebbe al reggimentodovenon avrei che noia senza conoscere niente di quanto mi può giovare.Giacché per opera del signor conte di Kaunitz impensatamente sono statofatto capitanoio spero che farà il resto. Al reggimento non ci potreistare che come volontariogiacché la mia compagniacome sapetenon èall'armata; e posto che debba essere volontariomi conviene vivere inpiù buona compagnia e dove possa imparare in grande cosa è il mestieredella guerra. Vi terrò informato di quanto mi accadrà. Frattanto viabbraccio. Vienna18 maggio1759. Ilmarchese Visconti mi ha presentato al signor conte di Kaunitz. Questoministro non suole dare udienza ad alcuno privatamentee il tempod'essergli presentati è o dopo che si alza da tavolaovvero la sera dopoil teatro quando entra nella sala dell'assemblea che si tiene nel suopalazzo. In questa sala fui condotto e presentato alla sorella del signorconte la signora contessa di Questemberg che fa li onori di casa. IIministro ancora non v'era. La padrona di casa sta sedendo in mezzo ad uncanapèintorno v'è un circolo di dame e credo che osservino il rangodella distanza; le persone della primissima distinzione siedono a fiancodella contessa sul canapè. Tale e l'usanza di questo paese ove la padronadi casa invece di cedere il luogo più degno alle persone che vengono avisitarlastasseneper lo contrariocome sul tronoa ricevere da esseli omaggi. Feci un profondo inchinomi fu risposto con una piccolainclinazione di testae tutto è finito. Eravi nella sala un vecchio asedereil marchese mi avvisò che questi era il maresciallo Neiperge alui mi presento; fui accolto cortesemente e mi disse se andavo all'armatarisposi di si - così vadiss'egliquando si è giovani si sta in moto es'acquista della gloriaquando s'è vecchicome io lo sonosi sta asedere riparato dall'aria. - Gli risposi che quando s'era fatto un nomecome quello di Neipergs'era ben acquistato il diritto di godere ilriposo. Replicò ringraziandomi della mia officiosità. Poco dopocomparvero nella sala due camerieried accesero quella porzione dicandele che tutt'ora erano spente. Questo è il segnomi disse ilmarcheseche il conte sta per comparire. Anche questo mi colpìcomeaccogliendo il ministro in sua casa le persone più distinte non facessecompiere l'illuminazione che per sé medesimo. Si aprì poi la porta perdove suole uscire il ministroe tutti colà si volserosi fece un gransilenzio nella sala e il marchese mi fe’ cenno che lo seguissi e miaccostai a un circolo nel centro di cui stava il signor conte. La di luifigura è veramente nobile e bellasi veste con molta eleganzai motisuoi sono tutti pittoreschima peccano di studioe fecemi l'impressioned'un personaggio da teatro. Parla varie lingue con molta grazia e collapiù esatta pronunzia. Sembra un francese o un italiano ogni volta checambia linguaggio. La fisonomia è dolce e previene sommamentein ognisua azione v'è un non so che di maestoso e ricercato che lo distingue.Quando ci fu dato me li accostai ringraziandoloperché mi avesseottenuto l'onore di essere al reale servizio come capitanoe inoltreperché col di lui mezzo avessi ottenuto il permesso di abbandonarel'Italia ove era destinato per fare la campagna all'armatain seguitosoggiunsi che per colmo de’ suoi benefizii imploravo di poter essereassegnato al quartier generale. Mi accolse con viso favorevolee midisseche le buone informazioni avute di me da conte Cristianiavevanodeterminato sua maestà a così collocarmie soggiunseio poi avròsempre piacere che mi si presenti l'occasione di giovarvi. Fui contentoma non lasciò di farmi specie la confidenza di trattarmi col voi avendoio anche la chiave di ciambellanomi accostai al conte Arconatie glichiesi s'egli fosse pure dal ministro trattato col voie inteso che ebbiquesto essere il suo linguaggio con noi Milanesiposi il cuore in pace.Il giorno dopo questa presentazionemi portai a casa delmaresciallo Neipergil quale essendo presidente del Consiglio di guerraè il mio superiore. L'accoglienza cortese della sera precedente mideterminò a farlo volentieri. Mi feci annunziarenomecognomepatria equalità. Fui accolto. Era a sedere solo in una sala. Faccio una profondariverenzaegli non si scuotema mi interroga: - Chi è lei? - Sono iltalerispondo. - Che rango ha? - Sono capitano. - Di che reggimento? -Del reggimento Clerici. - Cosa vuole? - Nientefuor che fare un atto dirispetto con Vostra Signoria. - Il marchese Clerici cosa fa? - Dei cattivicontrattirispondo. - Perché dei cattivi contratti? - Perché ha speso aRoma centomila scudi per riportare due cadaveri. Questa mia risposta l'hafatto smontare ed è entrato a schiarire cosa fossero i due cadaveriiogli spiegai che il nuovo papa gli ha fatto il solito dono destinato alliambasciatori cesareicioèdue corpi santii quali gli sono costatiassai cari; dopo qualche discreto tempo sono partito contento di memedesimo. Veramente l'accoglienza è stata strana dopo l'accaduto dellasera precedentee dopo essermi fatto annunziare. Ma qui un italianoavvezzo all'officiosità e alla società delicata bisogna che deponga ilpensiero né d'essere inteso se adopera modi gentiliné di riceverne.V'è qualche cosa di terreo nel clima stessoe gli Italiani che per pocovi dimorino ne acquistano la scabrosità. Io ho osservato che li uominiche dall'Austria vengono in Lombardiada principio sono assai durimapoi si ammansano e s'ingentiliscono nel nostro paese. Questavisita del maresciallo non era per me la più importantelo era bensìquella del barone Du-Beyneche è il referendario delli affari d'Italiasotto il conte di Kaunitz. Volevo prevenirlo della supplica fatta alministro per essere appoggiato al quartier generalee ringraziando luipure del passatopregarlo a sollecitare la decisioneaffine di potersollecitamente andare al campo. pregai il Damianiche è l’agente deinostri fermieri generaliil quale mi presentò al signor Du-Beyne.Questi ha l'aria veramente d'un ebreo ringentilitoe lasua moglie pare una Rebeccatutta la famiglia mi sembra malsanailreferendario è uomo d'una studiata civiltà automaticache tiene più alcerimoniale che alla cortesia dell'animo. Mi ha accolto assai benemaavendogli il Damiani dettonon so a qual propositoch'io fossi deditoalla letturail referendario mi ha chiesto quali libri avessi letti.Veramente una tal domanda è così impensata ed imbarazzanteche inriscontro gli dissi che il signor Damiani mi faceva un onore che io nonmeritavo. Vedete s'io ho ragione di chiamare la civiltà sua uncerimonialenon una cortesia. Che giova a me che uno mi accompagni perpiù stanze con molte riverenzequando mi pone indiscretamente nellascelta o di fare il ciarlatano colla lista dei libri da me vedutio difare la umiliante figura di un discepolo che va all'esame? Ma qui non sene avvede chi fa di queste interrogazioni d'essere inofficiosoeconvienecome dissiobliviscere populum tuum et domum patris tuielivellarsi alla meglio senza a prendere a male delle sgarbatezze chevengono fatte non per offesama per mancanza di riflessione. Il punto stache bisogna guardarsi bene di non seccare il ministroperché facilmentegli si diventa antipaticoe altronde io vorrei uscire dalla incertezzaed avere la decisione se potrò o non potrò andare al quartier generale.La stagione è già avanzatae non vorrei che accadesse un fatto d'armifrattanto ch'io sono in Vienna. L'ordine generale di Sua Maestà è chenon si ammettono volontarii al quartier generalema quest'ordine èemanato perché nelle campagne passate era troppo grande il numero deiMoscovitiPolacchi ed altri d'ogni nazionei qualinon essendo alserviziofacevano da volontarii appresso il maresciallo Daunche sitrovò imbarazzato pei foraggi e viveri di questa inutile moltitudine. Iosono al servizioe su questo spero una eccezione in favor mio. Noncosterà al ministro che una letteraavuta la qualeparto. Frattanto iomi lascerò regolarmente vedere tutte le sere dal ministro a ciò che sisovvenga di me senza che io l'importuni. Ho preso uncameriere e un servitore e mi trovo meglio col lasciare il bisbeticoGiuseppe a custodire la casa. Subito che avrò da darvi mie nuove leavrete. Vi abbraccio. Vienna23 giugno1759.Voi sarete maravigliaticome lo sono io stessodalricevere anche sotto questa data mie nuove da Vienna. Vi avviso però chepartoed ho ottenuto d'essere al quartier generalealmeno conprobabilitàlo spero. Prima di dirvi come ciò sia accadutovi diròqualche cosa della vita ed osservazioni che ho fatte su questo paese. Sonoammesso in molte case; dove vivo con qualche piacere è da monsignorCrivellibuon uomo che ha buona tavolache accoglie bene i suoipatriotie si vive con discreta libertà; ha seco due nipoti che hannobuone maniere. Nelle altre case mi annoioma ci vado. Generalmente questisignori Austriaci ci guardano come provincialicome li Inglesiguarderebbero li Americani loro sudditi. Un galantuomo di merito e modestopuò guardarsi come perdutonon s'accorgeranno mai che un uomo abbiacognizioni e spirito s'egli medesimo sfrontatamente non glielo ripeteenon conviene ributtarsi per freddezza o sgarboma instareproseguirefarsi avanti e parlare altofermo e decisivo. Io vedo uomini ben da pocoche con questa scuola vengono festeggiati e ben accolti. A me non fainvidia alcuna il loro destino e non comprerò mai le distinzioni conquest'arte. Passerò per un uomo comuneanche meno se si vuolema saròsempre io stesso e non discenderò all'impostura. Ho osservato che inquesta città capitale non vi son forestieri di sorte alcunase nonquelli che per officio o speranza vi soffrono il soggiorno. Nell'Italiain Toscanaa Napolia Romae così viaquanti forastieri visoggiornano per puro genio di vivere in quella società piuttosto chealtrove; ma qui vengono InglesiFrancesi e Italiani per poter dire diesservi stati nei loro viaggie dopo pochi giorni se ne vanno. Si credonodi buona fede questi Austriaci superiori al restante d'Europase neeccettui Parigi e Londrache hanno i loro partigiani anche qui. Quantesiano poi nelle biblioteche le opere d'ingegno prodotte in questo clima eda questi nazionalinon sapreinon conosco un celebre pittorenon unarchitetto illustre che sia da annoverarsi fra li Austriacie nemmenosaprei se in tutta la monarchia abbia la casa d'Austria una città che siaparagonabile a Milano per ogni riguardo. Comunque sial'opinione di unpaese non si affronta da un uomo soloconviene soffrirsela in pace esentirsi talvolta di riverbero rimproverare d'essere italiano. Se nonsapete il tedescovostro dannoessi non hanno l'attenzione che abbiamonoi in Italia di usare del francese quando vi sia un forastiere che nonsappia la nostra linguanon s'incomodano punto perciòvi invitano apranzole tavole sono assai ben servitema talvolta vi è un silenziostupido che vi annoia mortalmente nel tempo che pure altrove è destinatoalla giocondità e alla amicizia. Le figlie nubili sono cortesi edofficioseun forastiero che possa ammogliarsi è festeggiato da esseledoti sono poveree per una figlia si tratta di passare all'esistenza coltrovare un marito; conviene però essere assai cautipoiché per poco chevi addomesticate in semplici frequenze di parlarevi farannoun'imboscatavi accuseranno di mancare alla parola che non avete dataepotreste essere esposto ad un affare disgustoso anche in faccia dellaCortecosì è accaduto a varii italiani. Ordinariamente avviene chegl'Italiani generosi restano enormemente gabbati da questi Austriaci. Noisiamo in concetto di furberia; questa opinione ingiuriosal'italiano bennato cerca di superarla con una decisa ingenuità e buona fede. Il costumerozzo e pesante di questa gente non ci rende cautinon si teme l'insidiae allora siamo enormemente traditi e nelle compre e ne’ contrattinelgiuoconel commercio colle figlie. Vi è tutto da temeree non si fallamai se si esibisce la decima parte di quello che viene domandatoe se sista cauti al giuocoil quale non è indifferenteperché le signoredella prima sfera non dimenticano nel giuoco tutti i vantaggi ai qualiun'italiana non oserebbe né meno pensare. Il lusso è enormei mezzisono scarsia tutto si mette mano per sostenere la pompa e la vanità.Le dame qui non sono tanto riverite come da noi. Se sieteal teatro od altro luogo pubblico nessun uomo abbandona il suo posto percederlo ad una principessa che venga dopo; se si vede scendere o salir lescale una damanon si usa di servirla in modo alcunociascuno pensa asé. Le donne in generale sono più franche e ardite che in Italialaloro educazione le rende disposte a correre la città sole a far le compreper le bottegheed assai cosa rara è il veder sul viso d'una donnaquell'imbarazzoquel rossorequel fiore di sentimento che dà il maggiorvezzo al sesso amabile. Basti il dire che la maggior parte delle funzionidel carnefice è sulle donne che assassinanorubano e si abbandonano adogni sorta di delitto. Persino le donne di partito in Italiain mezzoall'abbandono de’sentimenti al quale le porta il loro genere di vitaconservano un non so che di nobile per cui si deve offrir loro la mercededel loro corpo con certa qual disinvolturasicché abbia l'apparenza diessere fatto per genio quell'atto chesecondo la naturanon dovrebbeappunto esser fatto che per esso. Qui il contratto è spaccatoe mi sidice che nell'atto medesimo della delizia non avrà difficoltà la vostrabella di replicarvi: “Mi darete bene uno zecchino!” Ilmodo di fabbricar le cased'ammobigliarledi mangiaredi vestire èquasi uniforme presso i cittadini. Chi vede una casa può dire di averlevedute tutte. Pavimento di tavole; porte con serrature tutte uguali;finestre presso a poco della stessa misurala soffitta piana coperta distuccotutto è uniforme. In Italia ciascuno ha la sua idea e fabbricachi a vôltachi a soffittachi a finestrachi a terrazzini a modo suoe questa feconda varietà e capricciosa diversità qui non si vedeondeli alberghi paiono piuttosto fabbricati per istinto che per fantasia.Credo che i cibi del popolo e i loro alloggi siano i medesimi che erano ne’secoli passati. Grand'uso v'è di sacre immaginie statue gigantesche disanti e grandi aspersioni di acqua benedettae grandi preghiere nellechiese di fanciulli che vi stordisconoe grandi illuminazioni di candeleche le donne accendono sulle panche della chiesa per riverenza alleimagini che hanno nei loro libri di preghiere; vi è parimentenell'insegne delle stesse botteghe dei pezzi tutti in gigantesco comefanno i cavadenti da noi. Tutto mi fa vedere che hanno bisogno questiabitanti di oggetti che vastamente percuotano i loro sensi per accorgersiche esistono. L'ordine della città però in parte mi piace. Le guardieche vegliano la notte per le stradel'illuminazione di Vienna la rendonosicura di nottesicché potete andarvi con l'oro in mano. Le carrozze dinoleggio sempre pronte e numerizzate sono d'un gran comodo. Il vitto nonè caro né dispiacevolel'alloggio è comodo e tutto è in certa regolae simmetria; meglio che a Milano. Solamente m'incomoda che quando meno sicrede bisogna avere la borsa alla mano. Sia che passate le porte dellacittà ad una certa orache andate al teatro o che giuocate una partitatutto si paga al momento. A Milano posso uscire senza mai aver mecodenaria Vienna se ho dimenticato la borsa bisogna che me ne torni a casaa prenderla. Queste in breve sono le poche idee che mi ha fatte nascere lavista di questo paese. Vengo a me. Periodicamente mi lasciavo vedere lasera dal ministro pel fine che vi dissi; ma un giorno dopo l'altro passavasenza risoluzione; avvertito che non bisogna infastidirlomi trovavoimbarazzato vedendo avanzarsi la stagione. Giorni sono fui dalla contessad'Harrachla quale mi chiese del mio destinole manifestai il desideriodi sbrigarmi e il motivo che mi tratteneva. Essa si offerse di parlarnel'indomani al conte di Kaunitzil qualeessendo giorno non so se di suanascita o nomeveniva a pranzare in amicizia da lei. La sera al solito mitrovai dal ministro; vedo che mi adocchia più del solitom'accosto versodi luiegli verso di me e mi apostrofa a tal guisa: - Siete voi quelloche va dicendo per Vienna di non poter partire per cagion mia?... -L'esordio detto con maestà non era piacevole; decisamente risposi. -Eccellenzasí son quelloperché aspetto ch'Ella si degni decideresulla supplica mia per servire al quartier generale. - E che voletedisseil ministroche sua maestà vi trovi il generale presso del qualeservire? - Non questorisposima unicamente che l'eccellenza vostra sidegni o di farmi avere il permesso da servire come volontario al quartiergeneraleovvero di negarmelo. - Rispose che mi avrebbe dato una letteraper il maresciallo Daun. Questo è quello che io cercava e lo ringraziai.Vedete però che il modo era un po' duroe per un italiano sensibile nonè il più aspettato in ricompensa della somma delicatezza usata nel noninfastidirlo; spendendo frattanto inutilmente i miei soldi e a Praga doveho il mio equipaggioe qui. Ma ringrazio il cielo perché son fatto inmodo che quando sento che un uomo ingiustamente mi vuole abbassaremisento raddoppiare l'animo e la franchezza in corpoe perdo tutte quelledelicate misure che son naturali con chi le usa meco. Insommadomani odopo al più avrò la letterami son raccomandato al signor Du-Beyne chedeve stenderla e sarà fatta in modo che spero di restare presso ilmaresciallo. Subito avutalapartirò. Frattanto le armate sono statenell'inazionespero che giungerò in tempo. Ma se la disgrazia portasseche dovessi far la campagna nella cattiva compagnia del reggimento Clericisarei ben malcontentosarebbe un'annata di mia vita passata male senzafarmi conoscere da alcunosenza imparar nulla e gettando senza frutto lasanitàil tempo e i denari. Vi abbraccio. Praga2luglio1759. Ebbi la lettera il giorno 27 scadutoe la sera del 28 partii da Vienna e sono giunto a Praga ieri. Gli allogginon sono sì buoni come nell'altro viaggio e la tavola delle osterie èpessima. Qui ho ritrovato il mio Federico e i miei cavallila mia robatutto in buon essere. L'armata è lontana da qui quasi due giorni diviaggio per posta. Vi dirò alcune particolarità che mi sono accadute inqueste ventiquattro ore che mi trovo a Praga. Damiani di Vienna m'haappoggiato qui a certo signor Ubiale che fa li affari de’ Fermierigeneralidai quali passono le mie rimesse. Questo Ubialegenovesenonmi pare tanto buon uomo come il Damiani. Mi hanno preso un alloggio disette stanze magnifiche in filae in questa città spopolata mi fannopagare uno zecchino al giorno per l'alloggiomentre io avevo ricercatodue o tre stanzeché niente più mi occorre essendo di passaggio. QuestoUbiale mi va continuamente raccomandando di prevalermi d'un certo signorPeppe italiano che fa il fattoree mi pare un poco di buono. Ieri perforza ha voluto che andassi a pranzo da luiove va pessima compagniad'ufficiali la maggior parte italiani. Peppe ha una figlia che sta atavola ed ha adescato un ufficiale con un empiastro sopra d'un occhioforse spera di sposarlo almeno ad tempus. Costui è informato che possoavere tutto il denaro che mi occorre dall'Ubialeed è affannoso per me aciò che nulla mi manchi all'armatavorrebbe che mi provvedessi dipelliccedi stivali in quantitàdi vestiti pei domesticie che nonvorrebbe costui farmi comprare! Tutta la mattina mi ha perseguitato afarmi entrare in molte botteghe; egli crede che io non sappia una paroladi tedescoe a ciascun bottegaro dice che gli conduce una buona fortunaun italiano riccoche faccia bene i suoi affarima che si ricordi poiche egli vuole la sua porzione. Io ho dissimulato d'intenderlogli hofatto passeggiare mezza Praga da una bottega all'altra e non ho maitrovata cosa a propositoonde a frutto della sua insidia non ho ricavatoche stanchezza e sudore. Volevastrada facendo questo Peppe impormiperché è Servente Muratoreio colla scorta del libro stampato Ordre desFrancs Massons trahi ho avuta la fortuna di farmi credere non solamenteFranco Muratorema Maestro e Gran Maestroe quel che più gran MaestroVisitatoree voglio visitare li arnesi ch'egli conserva della Loggia ecriticarli ben bene. Non v'è piacere più gustoso di quello d'imporre adun impostore. Costuiche pretendeva di farla da bello spiritoora mi staintorno con rispetto e riverenza. Strada facendo mi andò raccontandoch'egli da giovane aveva studiato assaiche specialmente aveva fattoprogressi nella magia biancae mi interrogòper esempiocome avreifatto per far salire in aria un uovo da sé. Poi mi raccontò cheriempiendolo di rugiada ed esponendolo al solesiccome la rugiada tendead alzarsicosì l'uovo sarebbe montato da sé. Presi la cosa sul serio egli mostrai che non avrebbe avuto che a bere assai rugiadaed indiesponendo il suo panciuto ventre ai raggi del sole con questo principiosarebbe volato. Oh che animale è costui! Nelle anticamere e ne’postriboli credo bene che anco in Italia se ne troveranno di similima ame riescon nuoviperché col nuovo genere di persone fra le quali mi poneil vestito che ho indossatomi pare che la natura umanache ora vedonon sia certamente più bella e colta di quella porzione nella quale hovissuto sin ora. Qui in Praganessuna casa nobileammette gli ufficialia meno che la persona non lo meriti per sé stessaed io non ho portatomeco alcuna letteraonde mi trovo in una sciocca società. Ho spedito ilmio equipaggio all'armatala quale non si sa bene ove precisamente sia;ho alcune piccole spese da farepoi fra una settimana vado al campo.Vedrò nuovi oggettispero che gli interessi dei pericoli reciprocirenderà quella società più viva e brillante. Vi sono delle personedella più elevata nascitase posso essere al quartier generale potròavere un'idea della guerraoccuparmi di grandi cosefar conoscenzeutiliinsomma mettere a profitto il tempo e i quattrinimeglio che nonm'è accaduto sin oragiacché sia per le cognizioni acquistatesia peri piaceri provativi posso dire che non ho impiegato niente bene il miocapitale. Vi scriverò dal campo; non vedo l'ora d'allontanarmi da Praga.Vi abbraccio. Görlitzheim14 luglio1759. Eccomialla grande armata del maresciallo Daunoggi verso mezzodì vi sonogiuntopartii da Praga il giorno 12e prima di mettermi a dormire viscrivo anche le cose più minute a ciò che conosciate esattamente glioggetti tanto da vicino come li vedo io stesso. Da mezzodì a questa partegià qualche strana cosa mi è capitata. Giungendo all'armata non vi hoconosciuta veruna regolarità; di tratto in tratto ho incontrato tende divivandieri e mercanti; chiesi del quartier generale e mi fu indicato.Promisi di regalare il postiglione affinché restasse coi cavalli in unprato colla mia gente e col mio carrettinosul quale ho la tendailletto e qualche mio arneseperchénon sapendo se vi sia al campo il mioFederico co' miei cavallinon sapevo di quali servirmi per collocare almio alloggio l'equipaggio. Poi preso meco il cameriere di Viennam'incamminai alla casa ove alloggia il maresciallo. Avanti la porta diquella casa eravicome sempreuna compagnia di granatieri con duesentinelle. Entrai. Tutto era in moto pel pranzo. Un ufficiale dello statomaggiore interrogato da me se si poteva presentarsi a Sua Eccellenzarispose che andava allora a tavolae conoscendo ch'io era un ufficialeche veniva da Viennae che aveva una lettera pel maresciallopulitamentemi invitò a pranzare ad un tavolino con lui e un altro aiutante generaleche poi finito il pranzo mi avrebbe annunziato. Accettai l'invito e fummoserviti bene. Durante il pranzo chiesi a quei due che erano del quartiergeneralese l'inimico che avevamo di fronte fosse il re ovvero ilprincipe Enriconon lo sapevano; se era lontano o vicinose era fortepiù o men di noia quanto ascendesse la nostra armataa nessuna diqueste questioni seppero né l'uno né l'altro rispondereeppure uno eraaiutante generale del maresciallol'altro aiutante d'ala. Terminato ilpranzol'aiutante d'ala mi chiese nomequalità e reggimento perannunziarmipoi mi disse che s'immaginava che avrei fatto la mia campagnaal mio reggimento; risposidipenderà questo dalla volontà del signormaresciallo. - Ohil maresciallosoggiunse eglisicuramente lo manderàal reggimento. - Con questa bella prevenzione mi scortò alle stanzesuperiori ove era la gran tavolae mi introdusse nel momento in cuis'alzavano da tavola. Ero prevenuto che il maresciallo Daun fossesommamente alteroma da quanto m'è accaduto non posso dirlo. Mi haricevuto con cortesiagli ho presentata la lettera del conte Kaunitzun'altra della contessa Simonettie lettele mi fece varie interrogazioniintorno il teatro di Viennaintorno Milano e la signora contessacongrande meraviglia di molti generali e signori chefacendo circoloascoltavano il dialogo. Alcuni cominciarono a mirarmi bieconon so beneperchéforse perché non avendo il ventre gallonatoosassi risponderein loro presenza al maresciallo; ma io gli squadrava con eguale franchezzae non m'imbarazzava di essi. Dopo ciò la conversazione cangiòed io misottrassi al circolo e mi posi alla porta ove doveva passare ilmaresciallo. Lo abbordai umilmente al passaggioe lo supplicai a decideredi me ove dovessi fare la campagna. - La scelta dipende da leirispose ilmaresciallo cortesemente. - Io sarò al colmo dei miei votisoggiunsiseavrò il bene di servire immediatamente presso di Vostra Eccellenza. - Miringraziò della mia ufficiositàe immediatamente ordinò ad un generaleaiutante che mi venisse assegnato il quartiere. Ecco svanita la miainquietudine ed ottenuto il fine propostomi. V'assicuro che questo mi haveramente allargato il cuorepensando che niente avrò più a che farecon quei signori del reggimentomezzo italiani e mezzo intedescatichehanno i difetti delle due nazioni. Avevo premura di conoscere il mioquartiere e collocarvi la roba mia che avevo lasciato sul prato colpostiglione. L'aiutante generale adunque scrisse un ordine al colonnelloquartier maestroin cui venivagli comandato d'assegnarmi un quartiere peressere io fissato al quartier generale. Questa cedola fu consegnata ad unsergente d'ordinanzacol quale mi venne voglia d'incamminarmi perdisbrigare più presto il mio affare. Intesi che il colonnello quartiermaestro era discosto quasi una mezz'ora di camminoma non m'increbbeegiuntovi dissi al sergente che gli presentasse la cedola e gli dicesse cheero venuto per visitarlo; mi fece poi entrare. Stavasi il colonnello asedere col cappello in testa nella casa d'un villano ove alloggiavaeappena cavatosi il cappello se lo ripose e mi chiese chi eropoi di qualreggimentopoi voleva il mio rango; alla terza interrogazione tantoincivilealla quale lasciava che io rispondessi in piedi e scopertomentre egli non si era mosso dal suo sitorisposi ponendomi il cappello esedendo. - Signorenon sono venuto per subire l'interrogatorio. Il nomela qualità e tutto sta scritto nella cedola che il maresciallo le inviaaffinché mi dia un quartiere. Io non son venuto che per usarle unaciviltàse vuol riceverla. - Sin qui il nostro discorso era stato infrancese. Allora il colonnello cavò il cappellosi alzòmi chiese seero italianosi mostrò molto amico degli Italianie finì per disporresubito pel mio quartiere. Voi vedete adunque quale è il tuono di societàdi questi signori. Partii buon amicotrovai il mio nuovo albergomiaveva fatto scusa il colonnello che essendo già l'armata collocata ovesiamonon poteva darmi per ora che un quartier cattivoma che nellealtre marce vi rimedierà. Trovai modo di far collocare i cavalli econdurre la mia roba al quartiereche è veramente un meschino tuguriod'un povero contadinoe non so come vi potrò stare. Poi mancavano ancoraalmeno due ore al finire del giornomi sentivo bene ed allegrononsapevo che faree pensai di visitare il reggimento Clericie vedere comesarei stato accolto da quei signori. L'armata si vede bene dal mioquartiereè un bel colpo d'occhioe solo mi incamminai al campo. Primadi chiudere e mettermi a riposo vi voglio raccontare l'accoglienza avuta.Dopo aver trovato che gli aiutanti generali non sanno diredovecome e quale sia il nemico che di qui non si vedenon mi fece piùmeraviglia il girare il campo e chiedere conto a quanti incontravo dove èil reggimento Clericisenza trovare un'anima che me lo sapesse indicare.Eppure un reggimento non è un ago da smarrirsie dopo anni che siguerreggia vi parrà impossibile che i soldati ed anche gli ufficiali nonconoscano l'esistenza d'un reggimentoma la cosa è così: passeggiaimolto lungo l'armatasempre cercando ove fosse il reggimento Clericienon lo seppi allora che la ventura mi vi fece cadere. Ascolto parlareitalianoosservo l'uniformeecco il famoso reggimento. Cerco della tendadel signor colonnello Ferrettimi viene indicataed io mi presentodicendose era permesso al conte Verri d'inchinarsi al signor colonnello.- Ohsignor capitanorispose egliè giunto ben tardicosa ha avuto aViennaè stato forse ammalato? - Sanissimo semprerisposiforse èaccaduto qualche fatto d'armi del quale non si è saputa la nuova? - Maleisoggiunsedoveva venir prima. - Il signor colonnellodiss'iostabene? me ne rallegro. - Poi mi interrogò il colonnello se avessi meco lamia tenda. - La tenda! risposied a qual uso? - Bisognasoggiunse egliaverla se non vuol dormire a ciel sereno. - Oh per questo poi frattanto virimedierò e dormirò in qualche alloggio di contadino. - Questo non sipuònon lo permetterò mai. - Masignor colonnellovuol ella ch'iostia alla pioggia a dormire? - Suo dannosi cerchi una tenda! - E perchénon potrei frattanto stare in qualche casuccia da villano? - Io le dico dinoche non lo voglio. - Ma leisignor colonnello è meno cortese delsignor maresciallo... - a questo nome restò come attonito. - E comereplicòha ella parlato al signor maresciallo? - Sicuramentesoggiunsie crede il signor colonnello che vorrei venire all'armata senza primapresentarmi a chi comanda e a lei e a me? - Ed il signor maresciallodisse il colonnellole ha permesso d'alloggiare in una casa? - Signorsìin una casa. - Dunque ella è al quartier generale? - A questoscongiuro diventò l'uomo il più ufficiosom'invitò a pranzo perdomanimi fece cento cortesie. Amicocredo che costoro faccianoautomaticamente il mestiere del soldato per necessità. Che vivono comefrati al loro reggimento e il nome di quartier generale loro impone. Forsenon osano mai presentarsi al comandante. Credo che lo scopo fosse ditenermi al reggimento per avere la mia tavola e per impedire ch'io mifaccia degli appoggi. Ora è sventato. Che genteamicoguai ad averbisogno di essi! Vedete se in quest'oggi ho avuto degli oggetti per meinteressanti. Sono stancochiudo la lettera abbracciandovi di cuore.Lichtenau2 agosto1759. Gli altridall'armata scrivono per comparire spaccamontiio scrivo semplicemente afine di farvi schiettamente partecipi di quanto vado io osservandoe senon vi dico la verità degli oggettisicuramente almeno vi paleso laverità delle mie sensazioni. Ho almeno il piacere di porvi in situazionedi conoscere qualche poco il mestiere del soldato in campagnae voi lopotete conoscere con meno incomodo certamente che non faccio io. Iomi figuravo venendo all'armata di dovervi trovare assai libertinaggioassai festa e allegriae molta familiarità fra uomo e uomo: tutte leidee sognate. Mi pare che questa unione di uomini che forma l'armata siaun aggregato del rifiuto delle altre società. I soldati comuni sono ocanagliache invece della galera è stato loro destinato un reggimentoovvero scioperati che per essersi ubbriacati una volta hanno giuratofedeltà. I bassi ufficiali sono scelti da questo primo fondo. Gliufficiali poi pochi sono gente di buona nascitae quei pochi sonoordinariamente spiantati cadetti cheessendo incapaci d'altraoccupazioneindossarono un abito bianco e rosso per vivere. Ora tuttoquesto bel composto è un'unione di persone essenzialmente malcontente. Vivorrebbe una energia di animo non volgareun amor della gloriaunapassione di farsi distinguere assai violenta per soffocare nel cuore iltedio della vita che ciascuno mena. Non calcolo il pericoloché questoè il menoperché nel corso di un anno difficilmente troverete un uomoche sia stato per sei ore tutto in complesso esposto al pericolomacalcolate tutte le intemperie delle stagioni che s'hanno a soffrirelemarcela schiavitù di non poter uscire dal distretto del reggimentoilcattivo cibola mancanza di ogni distrazionenon una donnanon unballoniente che rassereni o ravvivi. Io vedo su tutti i visi dellatristezza feroce che palesa l'uomo malcontento; questo introduce dellemaniere assai ruvide reciprocamente. Si cavano il cappello gli ufficialil'un l'altro quasi che s'insultassero. Passare delle ore con davanti unbicchiere di cattiva birra o fumandoquesto è il solo bene checomunemente prova un ufficiale. Interrogate sulla guerrapochissimisapranno rispondervinon sono al fatto né degli avvenimenti della guerrapresentené della teoria dell'arte in generale della guerra. Un capitanosa come campa la sua compagniaquanti uomini la compongono e il dettagliodelle scarpestivalettiecc.che gli occorrono. Sa che si è battutonella tale e tale occasioneche ha fatto la tal marciaecc. Ma fuoridalla sfera di quanto lo riguarda immediatamenteben pochi sono che nesappiano qualche cosa. Erano otto giorni da che io ero giunto all'armata aGörlitzheim ove da più settimane era il campoed io non avevo maipotuto sapere precisamente se eravamo nella Slesiaovvero in Boemiaovvero nella Lusaziagiacché questo piccolo luogo non si trovava sullemie cartee i confini erano vicini. Alcuni da me interrogati non losapevanoaltri davano varie e contradittorie rispostefinalmente ilgiovine principe Lobkovitzche è assai più colto degli altrimi hamostrato una carta esatta ed ho da esso saputo che eravamo veramente inLusazia. Un bastimento in mare almeno sa in qual parte del globo si trovae in un corpo d'armata dopo venti giorni nessuno sapeva dirlo! Che diretedella mia ingenuità se vi scrivo che gli stessi generali aiutanti fannoarrivare da Vienna la gazzetta per avere le nuove dell'armata! Io lo vedoogni giorno e me lo crederete. Il maresciallo Daun non parla mai diguerraalla sua tavolaove v'è sempre un luogo per mesi sta come sefossimo in cittànon si nominano mai i Prussianinon si tocca maidiscorso che appartenga alla guerra. Vi assicuro che a vedere da vicinoquesti oggetti sono diversi assai da quello che appaiono da lontano. Noicrediamo di vedere le descrizioni del Tasso e dell'Ariostoun'unione dieroi che avvampano per la gloriaanime passionate pel mestiereavided'illuminarsianimate da principii di generosa elevazione... cassacassaipocondrianoiaschiavitùinvidiarusticità e non altro.Pochi giorni dopo che fui all'armata mi raggiunse il mioFederico e mi liberò dal pensiero che avevoche se frattanto capitavauna marcia non solamente dovevo farla a piedima rischiavo perdere laroba mia non avendo cavalli da trasportarla. Privo di cavallodovevo inquei giorni fare le cinque o sei miglia a piedipoiché distante ilquartier generale più d'un migliovi andavo due volte al giorno se nonaltro per sentire se si marciava. Avuti i miei cavallii quali conFederico avevano fatto un giro cercando l'armata ove non erahocominciato a soffrir meno incomodo. Anzi ho abbandonato il quartiere cosìmeschino e discostoed ho piantata la mia tenda in vicinanza del signormaresciallo: dormo assai meglio sotto la tenda che in quella puzzolentastanza che non basta a contenermi ritto in piedi e ove una falange dimosche non mi lasciava quieto. Il giorno 29secondo il solitoio eradopo pranzo all'anticamera del maresciallo. Egli uscì e tutti gli facemmoseguito a cavallosi fece un gran giro per visitare il terrenoall'intorno ed io non capii nullané trovai alcuno che mi sapesseinsegnare qualche cosa; a notte ritornai nella tenda e vidi che il miocameriere aveva già fatto impacchettare il letto e stava per spiantare latenda. - E perché questo? gli chiesi. - Perché domattina all'aurora simarciarispose. - Questo è impossibileor ora vengo dal quartiergeneralenessuno parla o sa di questo. - Se non lo sanno quei signoriiol'assicuro che è cosìla tenda del principe d'Anhalt è già spiantatalo so dal cameriere del principe che è mio amicoe il cameriere lo saper mezzo dei stallieri di sua eccellenza il maresciallo. - Imparai daquel punto a regalare i palafrenieri e stallieri del signor marescialloiquali ai loro buoni amici sanno dar avviso preventivo delle marceessendoessi informati di ciòcoll'ordine che ricevono per la biada ai cavallipiù per tempo e per tenerli sellati. Questi fatto non si crederebbero sevenissero scritti da altritanto sono veramente poco ragionevoli edifformi dagli usi comuni della vita. Ricevuto quest'annunzio feciimmediatamente por mano perché tutto fosse prontoe allo spuntar delgiorno il mio carro potesse essere dei primi a mettersi in fila onde intal modo fosse anche dei primi a giungere e collocarsi al mio nuovoquartiereil qualecome quello d'ogni altro assegnato al quartiergeneralesarebbe scritto alla porta del nuovo alloggio del maresciallo.Vi confesso che nell'interno dell'animo mio ebbi in quell'oradell'agitazione. Si marcia. Si osserva un mistero impenetrabile sullamarcianon meno che sul luogo ove dobbiamo portarci. Verosimilmente sivuol sorprendere ed attaccare l'inimico. Forse a quest'ora domani saròsenza una gamba... Ma è il mio mestiereson venuto qui per questo; tantialtri corrono lo stesso pericolo; vi sono alcuni che contano ventine dibattaglie e sono sani; avrò piacere di raccontarlo poiqueste ragioni miraccomodano con me stesso. Vi dirò peròche dell'inquietudine miainterna nessuno né meno i miei domestici se ne sono accortianzi non homai detto pazzie tanto buffone [come] in quella notteeffetto naturaleper distrarre me stesso. All'albeggiare del giorno monto a cavallo col miopalafreniere e vado dal signor maresciallo. Fui dei primiun'aiutantegenerale s'alzava allora dalla paglia nell'anticamerachiesi oveandavamonessuno lo sapeva. Cessai d'interrogare a ciò che nessunosospettasse inquietudine in me. Poco dopo giunge il generale principe diMontacoremi. Cerca da me ove si marciava! compare il maresciallosi dicemessasi legge l'orazione per la fortuna delle nostre armisi discendeil maresciallo monta a cavallo e tutti noi di seguito. Il marescialloaveva avanti da sé quattro aiutanti generali e due aiutanti d'alapoisubito dopo la sua persona eravi un trombetta poi un ussero di suoserviziopoi una moltitudine di volontarii. Il duca di Braganzailprincipe Luigi di Vittembergun figlio del conte Kaunitzun Lobkovitzeuna folla d'altri generali. Io povero capitanonaturalmente venivo inseguito con altri Dii minorum gentium. Nessuno sapeva ove si andasseperil che non chiesi altro; la polve era enorme alzata da tanto calpestio;nelle marce bisogna stare attenti che i tanti cavalliche guidano a manoi palafrenierinon vi favoriscano un calcio. Si marciò fin versomezzogiorno. Ebbi pena ad informarmi che il nuovo campo ove giungemmofosse Lichtenau. Tutti quanti girammo avanti e indietro nel nuovo camposenza ch'io abbia potuto formarmi un embrione d'idea come eravamoaccampati. Non ho osservato che linee irregolariparte dell'armata fafronte da un latoe parte dall'opposto; non v'è uomo fra tutti costoroche capisca od abbia volontà d'insegnare a chi ha voglia d'istruirsi.Dopo questo gran cavalcare per dieci ore di seguitoio e il cavallo nonne potevamo più dal caldodalla stanchezza e dalla polvere. Accompagnoil maresciallo sino al suo alloggioe alla porta vedo il librocerco ilmio nometrovo che il mio quartiere è presso Matthias Hilber. Cerco unragazzo che con pochi soldi mi conduca da Matthias Hilberspero trovarvila mia gente che mi avessero apparecchiato il pranzoma non erano giunti.Del pan nero e del burro che aveva il buon Matthiasfurono il mio pranzo.Però mi sentivo stranamente stancoe la mia gente di servizio tardaronoa comparire sino verso sera. Mi dissero tante scuse e pretesti che nonposso verificarefatto si è che non mi hanno servito bene. Ilpunto essenziale è che sin ora non ho veduto il nemiconemmeno colcannocchialenessuno sa dove sta o presso a poco. Gli uni dicono checontro di noi v'è il realtri al contrario sostengono che vi è ilprincipe Enrico. È una vera babiloniaeamico carose la cosa continuacosìmi pare che questa sia veramente una vita da disperato. Non intendoné imparo precisamente nulla affattoe tocco con mano che la massimaparte degli ufficiali non ne sanno più di me. Bastapotrò almen dire econoscere che nel mestier della guerrail quale pare a primo aspetto siada farsi con energiacon impetocon calore e con impegnorealmente gliuomini sono spossatiindifferentiannoiati e ignoranti. Hoc tantum sciome nihil scire. Se coll'andare avanti la scena muterà ve ne avviseròedi buon grado mi ritratteròsempre però vi communicherò i sentimentiche mi occupano. Il signor maresciallo mi ha fatutte le graziositàm'ha fatto avvisare che per me sempre vi è luogoalla sua tavola; io vi vado di tempo in tempo per farmi vederema mipiace pranzare colla roba mia. È accaduto che volendomi collocare allaseconda tavolaove però vi sono gli ufficiali dello stato maggioresonostato tolto di là e collocato alla prima dal maresciallo istesso. Osservoche m'indirizza sempre qualche parola; sono contentissimo di questosignoreche non so come da taluni siasi creduto altiero. Ungenerale m'ha lodato il mio tabacco di Spagna ed esagerava che a nessunprezzo se ne può qui trovare. Gli feci avere al suo quartiere unbarattolo di due libbre. Mi ha ringraziato; in seguito non mi salutòpiù. Prima che io doni l'altro barattolome lo sapranno dire! D'ineziene abbiamo sin che se ne vuole: vi sono merciai all'alloggio delcomandante che vendono tutte le più inutili galanterie del lusso; ma sevolete un paio di stivaliun cappellodel panno per servirtiun paio diguantiecc.non si trovano. Si vive del resto da veri cappuccininonvedo una donnagiacché non darò questo nome alle orribili figure diquelle che vengono insieme all'armata coi vivandieri. Credo anzi che lapiù bella e fresca giovane in venti giorni che vivesse con noidiventerebbe deforme dal soledalla polvedagli stentie dal dormirevestitaoltre poi la rogna e qualche insetto che acquisterebbe. Ohamicoquanto sarebbe mai deforme il peccato! Vi abbraccio teneramente.Sorau7 settembre1759. Da che viho scrittopoco è accaduto di nuovosiamo marciati avanti e indietroabbiamo accampato in diversi luoghia Penziga Rothenberga PriebusaTriebela Muskaua Forstpoi nuovamente a Triebelpoi a Eskerswaldepoi qui. La prima volta che ho potuto vedere i Prussiani è stato ilgiorno 2 del corrente. Almeno questa volta siamo stati avvisati. La seradi sabato scorsogiorno 1al quartier generale si disse: "Domattinaprima di giorno tutti i carabinieri e granatieri dell'armata marcerannoverso Sorau. Li equipaggi a ruota resteranno indietro". Non v'eradubbio che dovevamo battercied io mi trovai meno sensibile a questoaffare che non ho lo fui l'altra voltaforse vi contribuì il non esservimistero. Venni al mio quartieremi posi per tempo a lettoe miraccomandai singolarmente a Giuseppe perché nella piccola valigia cheporta il palafrenieresolo equipaggio che doveva servirmivi riponessele cose più necessarie. Mi promise tutta l'attenzionem'assicurò chedormissi quieto. L'avvertii che poteva darsi che per qualche settimana nonritornassi a vederloonde mi premeva d'avere il bisognevole. Che nondubitassiche mi fidassiecc.fu la risposta. Due ore prima di giornoeccomi lestogiungo col mio palafreno dal marescialloci poniamo inmarciala notte era oscurissimaed io non travedevo che qualche raggiodelle torce a vento che portavano i lacché del maresciallo; ma il grannumero dei cavalli che mi precedevano faceva sì che io andassi a caso.Spuntò il giorno che eravamo vicini a Soraue già cominciammo ad udiredelle schioppettate. Erano i Prussianiniente più che sei o settemilaun piccol corpo staccato dall'armata e accampato vicino a Sorau. Appenavidero che venivamo sopra di loro in numero assai maggiorei soldati piùbravi dell'armata frettolosamente scamparonoma non sì tosto poteronoritirarsi perché dovevano passare un piccol fiume sopra un sol ponte. Seda parte nostra ci fossimo contemporaneamente distribuiti ad impadronircidel ponteerano battuti o forse presi. Io seguìto il maresciallo coglialtric'incamminammo sopra un'altura imminente alla città ove stava unmulino a vento. Ivi si fermòe dalla finestra del mulino colcannocchiale stava osservando. Un certo capitano Colinche è alquartiere generalemi chiese cosa facevamo colà. - Non lo so perveritàrisposiio sono cogli altri. - Volete voimi disseche andiamoa prendere la città di Sorau che vedete? - Prenderla? Noi due soli! - Eperché nodisse; noi le intimeremo la resae se nessuno ci haprecedutiavremo la gloria di questo fatto. - Così disse quel capitano.A me veramente pareva ridicolo il progetto; ma perché non sospettasse cheil mio dissenso venisse da timoremi determinai e andammo ben lesto. Inbreve fummo alla porta che era già aperta.- Ebbenedisse Colinandiamoa batterci? - Andiamorisposie seguendo il mio Ruggieroc'incamminammolà ove si ascoltavano le schioppettatee salita una riva assai altacitrovammo in un prato che di fronte terminava con un boscoe nel prato gliusseri dalle due parti facevan piccolo fuocomentre c'inoltravamoilColin per pazziaio per puntiglioeccoti che dal bosco sbocca una turbadi usseri prussiani e cannonate e una tempesta di schioppettate; i nostriusseriche erano pochi assaifuggonoe il mio Colin si mette aprecipizio gridando in buon francesefouttez le campfouttez le campegiù a rompicollo tutti e due da quella ripa. Appena scesic'incontriamoin uno squadrone di nostri usseri che venivano in buon ordineciaccompagniamo con essi e ritorniamo al pratofischiavano le palle dafucilee il capitano Colin mi disseper la pratica ch'egli avevachepassavano di mezzo a noi con assai gentilezza senza toccarci. Noi stavamoper curiosità colà piantati come due statue equestri senza scaricarnemmeno le nostre pistolepazienti di ricevere una schioppettata senzadovere che ci consigliassesenza gloria. Non so cosa pensasse il Colinforse la curiosità pura ve lo trattenevaso che io mi trovai tranquilloe senza gran ribrezzoil rumore delle palle da fucile non mi èspaventevole come quello della palla da cannone che mi fa terrorema lonascondo. Venne una palla che colpì vicino. Oh mom amivous êtesblességrida Colin. - Io nosarete voiio sono sanoecco le gambeecco le bracciainfatti credo che il colpo sia stato rasente terraperché anche il mio cavallo era sano. Dopo qualche tempo i Prussiani sisono ritirati nel boscoed io con Colin abbiamo girato il loro campoe idintorni. Stanco per aver cavalcato più di undici ore senza cibocontento di aver provato quanto possa rispondere di mepranzai dalmaresciallo verso sera a Eskerwaldeindi andai al quartiere assegnatomi.La porta della stalla era più bassa de’ miei cavalliil mio alloggioera un fieniledelizioso per chi era stanco come lo era io. Micongratulavo che la vista dei mortiil sibilo delle palle non mi avesseroeccitati troppo vivi sentimenti nel mio animocerco le cose bisognevolinella valigiae non trovo né pettininé fazzolettiné camicianétabacconé forbiciné rasoi. Niente insommadi quello che mi premeva.Dovetti farne senza. Questa minuzia è stata per me un martirioe bisognaveramente avere delle gran bestie scortesi al suo salario per essereassistito come lo sono iosingolarmente da Giuseppe. Soltanto l'altroieri giunsero gli equipaggiandai loro incontroe veduto finalmente ilmio carronon dissi altro se non che in avvenire saprei quanto fidarmidella loro attenzionee nominai le cose che mi mancavano. La sera mentrecenavo nel mio quartiere non vidi Giuseppene feci ricercané mi sidiceva il motivo perché non veniva. Seppi che era in un orto attiguoloritrovai coricato e involto nel tabarrolo chiamonon rispondegli doun colpo o due di cannaallora si scuoteè la prima volta che fuiobbligato usare di questa eloquenza con costui. Indovinate cosa mirispose. Dissequesta sera io sono a Brescia e domani a Milanoe non glipotei cavare altro di bocca. Costui o era pazzo od ubriacoil giorno dopoaver concertato di rimandarlo spesato in patria col mezzo dei direttoridel treno dei mulimi si gittò in ginocchiopiansesupplicòinsommami fece compassioneed ho fatta la pazzia di lasciarmelo vicino ancora.L'imbecille teme d'esser fatto prigioniero dai Prussianie che lo facciantamburino e lo bastoninosempre invoca i morti di San Bernardino e tremadavvero dubito che diventi pazzo del tutto. Son pure stato buono aprendermi per Sancio pancia un decano della signora marchesa Litta!Ho provato una sensazione affatto nuova prima dell'affaredi Sorau. Dacché ero all'armatanon avevo veduto niente di bello ed'elegante. I miei quartieri erano un miserabile granaioal quale siascendeva con una scala a manoove il tetto mal rattoppato mi facevapiovere sul capo mentre dormivoe dove non poteva muovermi per lesconnessure del pavimento. Anelo l'alloggio del maresciallose ben sia lacasa più degna del luogoè meschino. Dopo un mese di visita unicamentedi questi oggettipassiamo a porre il quartiere generale in una villamediocremente ben fatta; il passeggiare da solo per qualche vialeilmirare i verdi tappeti ben fatti che lo costeggianomi fecero provarenell'animo un'emozione deliziosa. Credo che i villani ne provino disimilise pure la mia delizia non nasceva dalla grata illusione dicredermi per un momento in Italiadi che non saprei darvi buon conto;pare che i beni e i mali si compensinoe che la consolazione consistendonel passare ad uno stato miglioresia anzi più facile il provarne dipiù vivequanto più infelicemente viviamo. Mi èaccaduto qui un caso assai stranocome sono quasi tutti i casi checapitano in questa società formata dal rifiuto delle altre. Stavo quisulla piazza di Sorau in circolo con cinque o sei alti ufficialie fraquesti il tenente colonnello conte Origoche da molti anni conosco.Mentre pensavo a tutt'altroecco che entra nel circolo un ufficiale colpetto gallonatoche con viso arcigno mi squadra dalla testa ai piediemi domanda se sono del reggimento Clerici. - Sìsignorerispondo. -M'avvedo benediss'egliche lei è un ufficiale che non sa il suodovereperché non s'é presentato a me che sono il maggiore delreggimento. - A tale improvvisata mi montò il sangue alla testa. Nonavevo mai veduto coluisecco secco gli risposi che non sapevo cosa sivolesse direche non dipendevo che dal signor marescialloe che néconoscevo luiné mi curavo di conoscerlo. Origo mi prese pel bracciomitrascinò in disparte dicendomi che col superiore si ha sempre tortocheper amicizia m'avvisava di dissimulare e non cercarmi un affare; che leleggi militari condannano nella testa chi sfida un suo superioreecc. Nondissi altroma sottrattomi subito da Origocercai il maggiorechefrattanto stava sulla piazza contrattando delle erbegli lasciai fare ilcontrattopoi me gli accostai senza testimonie gli dissi che non avreisofferto d'essere maltrattato da luie che s'egli aveva piacered'intendersela con meero pronto. Colle sue erbe in mano voleva provarmiche un capitano è obbligato a questo e a quello; non volli sentir altroe gli dissi che ogni volta che mi volevaio stavo di quartiere al talsitoove ora sono. Gli voltai le spalle e fu finita. Oggi ho veduto ilmaggiore stesso venire alla volta del mio alloggio. Sopra di me dimora unoche fa spadeivi egli è salitoal suo discendere mi affacciai allaporta affinché mi passasse davanti e mi vedesseha cavato il cappelloepare affare finito. Ma che razza di bestie! Questo maggiore si chiamaBradyè un irlandese che si ubriaca tutte le mattineed ha già avutoun processo per altre brutalità. Perdincial reggimento non vi tornereiper tutto l'oronemmeno se m'avessero a far generale dopo un solo anno dipazienza. È una maledettissima compagnia. Vi abbraccio e sono. Bautzen15 settembre1759. Delle notizie della guerra nonmi impegno a scrivervi. Primieramenteson tanti i corpi in motoDaunLaudonDe VilleBuccowil reil principe Enricoi Moscovitil'armatadell'Impero; tanti pezzi che giuocano a scaccoio conosco appena imovimenti di quel pezzo in cui sono collocatoné vi potrei dare alcunaidea interessante delle cose attuali. Mi pare di avervi già detto che igeneraligli aiutanti generali fanno venire le gazzette da Vienna persapere le cose della guerravi rimetto dunque alla sorgente istessa. Iovi comunicherò solo le mie idee nate dalle cose che vedo ed osservoelleno sono assai più minutema le loro conseguenze diventano grandi inun uomo che ragiona. Innanzi tutto adunque vi dirò che ho trovato unuomoe coll'opera di lui comincio ad intendere qualche cosa. Il caso hafatto che mi trovassi in piccola compagnia con un ufficiale affamatocheavendo corso tutta la giornatapranzava; la sua figura non ha niente disingolarema tre o quattro proposizioni che gli sfuggironoe il tuonoragionevole e ingegnoso col quale le disse mi scossero. M'accostai a luicominciai ad entrare in dialogoe m'avvidi che anche il mio umore non glispiaceva. Gli confessai che ero felice d'aver incontrato un essereragionevolee dissi vestigia hominum video. La nostra amicizia fu prestoincominciata. Egli è ingleseha vissuto molto in Italia e nella Spagnae ne conosce assai bene le lingue oltre la sua nativaed il tedesco ches'insegna di parlare. È tenentee tenente nel più miserabile reggimentodell'armatail suo nome è Lloydnon ha ancora trent'anniè d'unasingolare penetrazione d'ingegnod'una serie di cognizioni che sorprendeuomo pieno di coraggiodecisoumanogenerosonon finirei di dirvi lastimal'ammirazione e l'amicizia che ho per lui. Vi dirò come egli èall'armata. È nato nella contea di Gallesda giovane uscì dalla suapatria disgustato d'un tutore che aveva sposata la vedova sua madre; noncredo che sia né ricconé molto nobile. Da ragazzo passò a Berlinos'innamorò d'una ballerinaebbe guai e se ne partì venendo a Venezia. Idebiti che vi contrasse e ai quali non poteva soddisfare lo posero insituazione assai tristee i Gesuiti lo cavarono d'intrigo tacitando isuoi creditoripoi lo mandarono a Roma nel Collegio Ingleseoves'abbandonò allo studio. Terminato il corsonon volendo egli farsigesuita come avrebbero desideratoritornò a Venezia raccomandatoall'ambasciatore di Spagnache gli si affezionòe di lui si prevalsecome secretariopoiper fargli una fortunalo mandò in Spagnaraccomandandolo al marchese de Las Minasgovernatore della Catalogna.Visse in Barcellona assai bene col marchesechenon potendogli dare unimpiego se non nel militarelo appoggiò a Madrid al signor Wattsecretario di gabinetto del re cattolico. Ivi lavoròsi guadagnò lagrazia del ministroche lo lusingava volerlo spedire secretariod'ambasciatama passarono due occasioni e Lloyd si vide preferito; nonvolle più sperare alla Corteritornò a Barcellonae dal marchese deLas Minasche lo stimavaottenne di essere ufficiale negli ingegnerimilitari. Allora si consacrò totalmente allo studio e meditazione sullaguerra. Non c'è autore di questa materia del quale Lloyd non sappiarender buon conto. Eruditissimo nella storiaegli trova le somiglianze edissomiglianze fra le attuali posizioni e quelle del tal romanodel talcartaginesegrecoecc. Fatto si è ch'egli ebbe uno studio profondonell'arte della guerradell'artiglieriatatticafortificazioneecc.Scoppiata la guerra in Germaniaaspettava che il suo re prendesse qualchepartitoe che la guerra diventasse universale come credevasi; ma vedendoch'essa era ristretta in Germaniachiese al marchese d'essereraccomandato nell'armata austriacaove aveva desiderio di vedere inpratica il mestiere e tentare la fortuna. Ebbe soccorso e due lettere diraccomandazioneuna al principe di Lichtensteinl'altra all'arcivescovodi Vienna monsignor Migazzi. Le presentò a Vienna quest'inverno scorsoed ottenne l'amicizia d'entrambianzi a segno quella dell'arcivescovoche lo volle alloggiato presso di lui. I suoi due protettori gli diederolettere per l'armata dirette al generale Lascyche è generale quartiermastro ed ha sotto di sé un corpo d'ufficiali. Lascy è assai sprezzantema ha buone qualità. Lloyd viene ricevuto in mezzo ad un circolo diufficialie presenta le sue lettereLascy le leggee poi gli dice chel'avrebbe fatto tenente nel reggimento Staps. Lloyd sapeva già che quelreggimentocomposto di invalidiera destinato a custodire i bagaglidell'armata. Risponde adunque ch'egli non ha fatto trecento leghe diviaggio per custodire li equipaggi dell'armata. - Cosa dunque è venuto afarvidisse Lascy. - Ad imparare il mestiere della guerrarisponde Lloyd.- Alloracon tuono derisorio replicò Lascycosa intende ella pelmestiere della guerra? - Intendorispose Lloydquello che suppongoVostra Eccellenza sappia. - Allora Lascy con amara ironia terminò coldire che non aveva impiego per un uomo di tanto merito. Figuratevi cheLascy è un vero bascià a tre codetemutoossequiatoal quale nessunooserebbe replicar parola. Tutto il circolo degli ufficiali stava insilenzioattoniti per questo dialogo. Il mio Lloydche si vedeinsultatocon tuono deciso e tranquillo terminò col dire: - Signorevoinon mi conosceteforse non ho verun meritoma fors'anco ne posso averepiù di voi. - Ciò dettogli voltò le spallee se ne partì percercare al maresciallo Daun un passaporto e ritornare a Vienna. A Lascysebben piccatopiacque la rispostaandò al quartier generaleritrovòLloydse gli accostò chiedendo a che fine fosse ivie Lloyd glielodisse. Lascy soggiunse che s'egli aveva piacere servire sotto di luil'avrebbe accomodatoche accettasse un posto di tenenteil solo vacanteche potesse darglie che l'avrebbe dispensato dallo stare al reggimentolasciandolo servire sotto di luie così fu accomodato. Da questosuccinto abbozzo d'un romanzoconoscerete che Lloyd è uomo non volgared'una impazienza somma e d'una libertà di parlare egualmente grande:questi sono i due difetti ch'io gli conoscodifetti che pregiudicherannoalla sua fortunase non si modera. Ora che v'hofatto il ritratto del mio amiconon già ciecamente su quello che di luimi fu dettoma sulle informazioni che ho avute d'altre partivi diròche egli ne sa incomparabilmente più d'ogni altro che v'è al campoesebbene sia un povero tenente senza nome e senza soldivedo che ilgenerale Montazetfranceseil duca di Braganzail principe diVittemberg e quanto v'è di più illuminatocerca di ragionare con Lloydsugli affari nostri e prevedereconoscere e definire le cose dell'armataco' suoi lumi. Lloyd conosce che pochissimi capiscono cosa si faccia ocosa facciano. Io cavalco seco girando il paeseora passiamo davanti lanostra armata ed egli mi dà idea dei vantaggi e svantaggi delle posizioniin cui siamocome nel tal luogo siamo fortideboli nel tal altrocosapotrebbe fare il nemico per vantaggiosamente attaccarcicosa dovremmo farnoiove egli avrebbe preferito accamparecome e perché. Poi scorriamo aconoscere il terreno fra noi e il nemicovisitiamo i posti avanzati deiPrussianiegli entra nei particolari con una chiarezza e maestriache misolleva l'animoe più ho imparato in un'ora col mio Lloydche non avreifatto da me in un anno fra mezzo a questi ufficiali. Lloyd ha passione perla guerraè instancabile. Dopo aver localmente osservato e ragionato dauomo superioreegli sa valutare sotto un sol colpo d'occhio i reciprocimovimenti di questa campagnarilevarne il bene e il male fattoragionaresulle teorie della guerra. Ora comincio a vivere all'armataperché vedoche ottengo il fine di istruirmisia ch'io continui a fare questomestieresia che l'abbandonisempre mi gioverà il conoscerlo ed averneuna idea. Il modo col quale si fa da noi questaguerra è certamente un vero disinganno per chi abbia entusiasmo dimestiere. Il maresciallosecondo tutte le apparenzene sa pochissimoelo prova anche la sua ritenutezza nel non parlare mai di guerra. L'amorproprio di ciascuno lo porta naturalmente a mettere in mostra il buono chehae quando nel cuore v'è una passione è necessario che sbucci. Lacontinua riserva è una continua dimostrazione di mancanza d'energia e dicognizioni. Il maresciallo s'è acquistato un gran nome con la vittoria diKollin. È stato il primo che ha battuto il re Federico; ma a saper lecose come sonoquesta gloria svanisce. Alla battaglia di Kollin ilmaresciallo aveva già comandata la ritiratae la vittoria era peiPrussiani. Un reggimento fiammingopiccato contro i Tedeschi che loderidevano perché non stava esattamente in linea rettae le sue armi nonerano tanto lucide quanto le austriache perpetuamente strofinate; questoreggimentodicoper un movimento spontaneomal soffrendo di non avercombattuto e che il nemico non fosse mai venuto a quella parteattaccòuna colonna prussiana di fianco. Cominciò la colonna a piegarealtrireggimenti vennero spontaneamente dietro ai Fiamminghimossi unicamentedai loro comandantifurono battuti i Prussianidovettero ritirarsie lavittoria immortalò Daune Praga fu liberatae liberata tutta la Boemia.Ciò dipendette dalla direzione del maresciallo Daun quanto dalla mia.Ebbe il maresciallo il fruttoper la passione d'un fiammingo di farsistimare dagli Austriacie quel fiammingo avrebbe meritato un processo peraver agito a proprio capriccioe altrettanto ne meritavano i colonnelliche lo seguivano. L'anno passato il maresciallo ebbenuovo titolo d'onore colla sorpresa di Hochkirchma tutto il progetto eradi Lascye il buon maresciallo nel tempo della sorpresa andavainterrogando se si credeva che quell'affare avrebbe prodotto qualche cosadi buono. Io vi presento gli uomini quali sonoe come io stesso sonopassato dalla meraviglia al disingannocosì passatevi voi pure. Daun chesi trova così bene assistito dalla fortunacredo che non vorrebbebattersi più. Se dalla Corte gli venisse dato pien poterecredo chesarebbe inconsolabileperché i suoi fautori non potrebbero attribuirealla dipendenza della Corte la lentezza colla quale si fa da esso unaguerra offensiva. Si tratta non di difendere i nostri Statimad'acquistare la Slesiae per acquistarla noi stiamo sulla porta!Certamente quando il re comanda ei stesso le sue truppeogni soldato sibatte con più impetoe sopporta i mali con pazienzaanimato dallasperanza di far la sua fortuna sotto gli occhi del suo re. All'incontro danoi prima d'approfittare d'una occasioneconviene aspettare l'ordinedella Cortee tutto languiscecominciando dal comandantediscendendosino al fantaccino. Sin ora non abbiamo fatto che una finta d'andare nellabassa Lusaziapoi ai confini della Slesiapoi ritorniamo nell'altaLusaziaaccostandoci a Dresda. I nemici non gli ho veduti più a farschioppettate con noi da Sorau a questa parte. Le sentinelle avanzateprussiane sono così umaneche quando con Lloyd ci accostiamo di troppoci avvisano di ritirarci senza offesa alcuna. Veramente l'uccidere un uomoo due non cambia la cosaognuno di noi siam quattrini in un tesorononval la pena di sottrarveli. Così ci calcolano costoroio però e Lloydprotestiamo altamentee siam persuasi di valere di più. Inquesti contorni di Bautzen (che nelle carte si scrive anche Badissinorain tedesco e ora in lingua schiavona che si parla dai villani) si trovauna piccola società d'uomini che merita osservazione. Ve ne dirò qualchecosa. Nella Moravia si formò una setta che somiglia ai quacchericristiani che non hanno simbolonon sacerdotenon sacramenti. Fannoprofessione di non dire mai il falsodi non offendere mai il prossimod'assistere i poveri e adorar Dio. Vennero perseguitati in Moraviaeottennero dall'Elettore di Sassonia di ricoverarsi in Lusazia poco da quidiscosti. Venne loro assegnato uno spazio di terreno incolto e deserto.Ottennero il privilegio che non avrebbero avuto né presidio militarenégiudicima avrebbero ivi goduto delle libertànon solo d'esercitare laloro religionema altresì d'amministrarsi civilmente la giustiziamediantecredoun annuo fisso tributo. Questichesi chiamavano Fratelli Moravifabbricarono un borgo in breve tempoconcase gentilmente fattema senza fasto. Fu chiamato Hernhutt. Il vicinoterritorio fu in breve coltivato. La maggior parte di questi Ernuttesi fail mercantee voi trovate da essi la più eccellente mercanzia utile inogni generee nessuna di vanità o di lusso. Telerie eccellenti esopraffine. Panni d'Inghilterra i più perfetti. Pellicce le più belledel nord e dell'Americacuoistivaliecc. Mandate un bambino a comprareo andate voi è lo stesso; comprate o lasciatevi viene dettoprecisamente il prezzo. Questi hanno i loro fratelli già sparsi pelmondoalle Indie orientaliall'Americain Olandaa Londraecc. Staffed'oromerlettigalloni d'oro o d'argento non ne trovatebensì tutto illiscio più elegante. Quasi tutti sono ammogliati. Se hanno mezzi evolontà di custodire i figli ed allevarlisono padroni; se voglionodeporli nella casa di fanciullilo possono. In queste case pubbliche èsomma la decenza e l'attenzione nell'educarlia loro niente manca perchéstiano sani e siano ben allevati. Alla loro tutelasinché sono bambinivegliano le donne rimaste vedovele quali hanno un decente e liberoricovero in quelle case ove sono mantenute di tutto. Esse hanno cura deibambini; cresciuti ad una età di sette ad otto annipassano ad essereeducati in un'altra casaove a questo fine vengono mantenuti uomini saviicapaci di bene allevarlie questi sono quei fratelliche mancando dimezzi di fare il commerciosono mantenuti a pubbliche spese. V'èun'altra casa per le zitelleallevate pure con la direzione delle vedove.Non crediate già che siavi né la povertàné la schifezza degliospitalila società non è numerosalo spirito della sua setta èfresco e vigorosoil loro commercio li rende ricchiil lusso e la pompanon disperdono le loro ricchezzequindi di buon grado s'impone ogniabitante la tassa d'un tanto per cento sugli utili del suo negozioequesta serve al mantenimento di queste pubbliche istituzioni. Un giovineche allevato che sia sa leggerescriveree qualche mestieretrova daservire come garzone presso qualche artigiano o mercantee se ha condottaunisce bastantemente per negoziare poi da sé. È incredibile il numero de’Sassoni e Boemi che vengono a lasciare il loro denaro a questi industriosirepubblicani. Se un giovine si dispone a prender moglieè ammessoall'albergo delle zitellee dopo qualche esame può sceglieree se lafiglia acconsenteella è sua moglie. Anche nelle case private può farricerca di una moglie. Il costume di questi Ernuttesi è puro. Non si haidea d'infedeltà coniugaleè quello che da noi si considera come unapiacevole galanteriafarebbe orrore e sembrerebbe un tradimento pressoquesti buoni uomini. Ognuno vive nella casta unione del matrimonio. Dellibertinaggio non v'è ombra alcuna. Nemmeno si dà il caso che uno dicaad un altro un'ingiuriama si trattano con una dolcezza e amorevolezzal'un l'altroe s'aiutano come fratelli ed amici. se nasce qualchedifferenza fra di essi o per affari di negozio o per cose di famigliav'è un conte di Zinzendorfche vive con essiè della stessa religioneed ha fuori le sue rendite e questo saggio signore arbitraaccomodatutti stanno alle sue decisioni unicamente per una stima personale chehanno di lui. La loro religionecome dissiconsiste principalmente nellebuone azionisoccorrere i loro fratelliessere fedeliveridici edesatti. La domenica si radunano in una sala senza imaginiso che nonhanno né pastorené parroconé pretenon so poi se cantino opredichino. In finevi dirò che la virtù di questa gente ha sparsatanta opinionechesebbene le armate nostre e dei nostri nemici sianospesse volte girate intorno a loroalcuno non ha mai osato violare illoro tranquillo e rispettabile asilo. Sino a che le istituzioni son vicinealla loro originee non siano molto dilatatequando abbino una base divera virtùabbelliscono la natura umanae la fanno esistere bella esenza vizi. Non vi ho parlato di carcerisgherridi pene di questagiovane repubblica che non le conoscené ha idea che di scacciare dallasua società un cattivo membrose mai col tempo alcuno se ne trovasse.Per ora sono stancoe vi abbraccio. Host inSassonia8 ottobre1795. Dai fogli pubblici avreteosservato che il secreto del nostro piano di campagna era di vincere colsangue dei nostri alleati e risparmiarci; in fatti i Moscoviticredendoalle nostre fintesi son bravamente battuti; noi dovevamo cader sopra alreuno o due giorni dopo la rottaapprofittare dello sconcerto della suaarmatae non abbiamo mai fatto niente da vero. Mentre stavamo avanzandoritirando il quartiereun errore del generale De-Ville ci ha obbligati acorrere per salvare Dresda. De-Ville comandava un corpo staccato didiecimila uominifu collocato per riparare Dresda dalle invasioni chepotevano farsi dalla Slesia. Si appostò senza alcuna precauzione. Unsergente non collocherà trenta uominisenza porre prima uno o due insentinella avanzata verso il nemicoalmeno per avvisarlo quando possaessere attaccato. Un corpo di diecimila uomini stacca sempre qualchecompagnia che stia ai posti avanzatie da questa vi staccano sentinelleancora più vicine al nemicoin modo che dai colpi di fucile sia avvisatodall'avanzarsi del nemicoprenda le disposizioni e si metta in istato diriceverlo e respingerlo. De-Ville aveva dimenticato tutto ciò. Una bandadi Prussiani s'avanzava per attaccarlonon per riconoscerlo. Questa cadeimmediatamente sul campo. Sorpresi i nostri e il De-Villenon ebberotempo d'esaminare quanti fossero i nemicitutti si precipitaronosbandatamente in fugae obbligarono l'armata a venire nei contorni diDresda ove era l'armata dell'Imperose pure merita il nome d'armata. Hoveduto Dresda un momento; ma da che ci avanziamo alla volta di Vittembergogni giorno vediamo il nemico che si ritira a piccole marcee noi apiccole marce andiamo seguendolo. Tutto il giorno si fanno schioppettatefra i nostri usseri e Prussianie sempregrazie al cielorimangono sanie salvi. L'ussero non ammazza mai un usseroné un cannoniere uncannonierecredo abbiano un patto di famiglia e gettino la polve alvento. A Dresda si sono uniti con noi i due principireali di SassoniaAlberto e Clemente; è qualche cosa di grande pelmaresciallo vedersi corteggiato uno per parte da simili volontarii. Oltreil principe Luigi di Vittembergil duca di Braganza e altri signori dellaprima distinzioneil maresciallo ha per la sua persona una guardia delcorpo d'usseri e cacciatorie al suo alloggio una compagnia digranatieri. L'imperatore non ne avrebbe di più se fosse qui in persona.La subordinazione lo rende superiore a tuttie si vedono i principi realifargli i rapporti col cappello in manomentre egli sta coperto. La guerraritorna gli uomini allo stato di naturail più forte comandachi habisogno cerca la benevolenza; questi due principidei quali il paese èin preda alla guerrasenza tributisenza sudditisenza armatasonocostretti a vedere sotto i loro occhi depredate le loro contradeeinutilmente compiangere la sventura de’ suoi. Vi dirò un aneddoto. ADresda mi fu mostrata la porta dell'archiviosulla quale la regina inpersona voleva opporsi all'ufficiale prussiano incaricato di estrarrealcune carte originalima inutilmente adoperò l'incanto della maestàregiaperché l'ufficiale aveva troppi precisi ordinie il re Federicovuole esattezza. L'aneddoto è questo. Il ministro imperiale a Berlinoeracome sapeteil generale conte Pueblaal quale dalla nostra Corteera stato assegnato per secretario di delegazione il Veingarten. Pueblanon era tranquillo sulla fedeltà di questo secretarioinfatti costuitradì la Cortee svelò al Gabinetto prussiano il trattato che era sultappeto fra la Moscovia e il re di Prussia e noi per la Slesia. Questofilo bastò perché i ministri prussiani a Pietroburgoa Vienna e aDresda fossero avvisati di scoprirne l'oggetto. Il ministro prussiano aDresda aveva un abilissimo secretarioquesti fece lega con un secretariodi Gabinetto di Sassoniaonestissimofedelissimoma per sua sventuradato al giuoco ed alle donne. Il prussiano aspettò che il sassone avessefatta una perdita e fosse inquieto per comparir puntualee gli esibìdenaro in prestito. Poi l'amicizia sempre più stringevasi passava acene deliziose con belle e facili fanciullee così voluttuosamente ilpovero sassone si trovò d'aver contratto un debito sensibile. Feceperditee il prussiano si mostrò afflitto per non aver più di chesoccorrere il suo amicolo lasciò per qualche tempo in penapoi glipropose l'espediente di ricorrere al ministro di Prussia suo principaleessendo egli uomo che aveva del denaro e inclinato a far piacere. Questaproposizione sbigottì il buon secretario sassoneal quale fece sensoessendo il Gabinetto in un geloso ufficio di Statodi poter comparirelegato con un ministro estero e singolarmente d'un vicino gelosamenteosservato come il re di Prussia. Ma il bisognol'inopia d'altri mezzilafiducia nell'apparente buona fede di quel secretario che credeva suoamicola speranza di sanar tutto con miglior fortuna al giuocoglifecero sorpassare il passo e ricevette soccorso in prestito dal ministroprussiano. Legato che fuforse anche con replicate sommela scenacambiò. Il secretario prussiano cominciò a chieder la restituzione innome del suo principale; fingeva dispiacere di questo e gettava tutta lacolpa sul ministropretestava i motivi del bisogno che il ministro avevadel denaroe gradatamente dopo alcune settimane venne all'intimazione chese non pagava la sommail ministro avrebbe trovato modo d'esser pagato. Aquesto colpo il secretario sassone si vide perso. Se avesse almeno avutovigore d'animoegli stesso doveva confessare al conte di Brühl il suofallo prima di lasciarsi trascinare a perdere la sua virtù e sacrificareil dovere e tradire il sovrano; ma fu timidoe le anime timide sono lepiù disposte a far male. Nella desolazione in cui si trovògettossiciecamente nelle braccia del suo finto amicoche destramente lo condussedove volevacioèche il ministro prussiano potesse essere introdottonell'archiviosoltanto per un momento al fine di conoscere un talnominato dispaccio (e questo era di nessuna importanza)gli promettevache avrebbe lacerato ogni suo vaglia e tutto sarebbe finito. Gli spianòogni difficoltà sul modo dell'esecuzionel'orala stradail mezzocauto e sicuro furon trovatifu indotto il sassone a questa reacondiscendenza. Posto che ebbe il piede il prussiano nell'archiviocercòinvece gli scaffali nei quali eranvi i dispacci del conte di Flemmingministro di Sassonia a Vienna; vi dimorò quanto gli piacquefece leannotazioni che vollee il sassone smarrito non poteva più né ritrarsiné dir ragionedovette lasciar fareed ecco che il re di Prussianell'invadere la Sassoniapoté dar ordine al suo ufficiale di prenderedal tal scaffaleal numero talela tale e tal cartache si ritrovòesattamentee queste carte originali le fece poi dai suoi ministri alleCorti dell'impero vederee giustificare come fosse ordita la trama dispogliarlo della Slesiae la guerra fosse difensiva per parte suacomepoi pubblicò anche colla stampa quei documenti nel suo Mémoire raisonné.Quest'aneddoto potrebbe servire ad ammaestrare gli uomini che sono malsicuri contro qualunque eccessotosto che smoderatamente si abbandoninoal giuocoe che la virtù e l'onestà si perdono colla debolezza e coll’incautadocilità anche da chi abbia un'ottima ed onorata indole. Io deploro ilpovero secretario sassonedisonorato ed in preda ai rimorsi. S'egli fossestato un uomo perversonon avrebbe né rossorené rimprovero al suocuore; era buono e virtuosoe perciò è più miserabilee degno dicompassione. Il maresciallo è sempre dello stessoumorequando si è presso di lui non si parla mai di guerra. Son sempreben trattato alla sua tavola e m'indirizza qualche parola. Nei caloridell'estate scorsa alcune volte al dopo pranzo usciva a capo nudo epelatosenza parrucca o berrettacon un giubboncino di tela biancaslacciato il colloe sedeva circondato da vari dei primi signori egenerali che stavano in piedi. Veniva il maresciallo a prendere una grantazza enorme di sorbetto di limoni senza che ne venisse offerto a nessunoe godendo delle ciarle che si facevano si rinfrescavamentre io misentivo un'impetuosissima voglia d'avere un sorbetto. Ma come trovareghiaccio in un miserabile villaggio. Dopo il sorbetto beveva una caraffinadi tockay. Il costume non è cortesepoteva prendere da solo nella suastanza quella deliziasenza farla invidiare a tanti galantuomini. Ma lasocietà austriaca non riflette delicatamentené fa economia disensazioni disgustose agli altri. Il mio Lloyd è il mio mentorela miaconsolazionepiù lo conosco e più lo stimo ed amoegli hadell'amicizia per me; mi son distaccato da alcune mignatte di capitani cheavevano amicizia col mio cioccolatte e col mio cuocoper disfarmene hodovuto chiaramente dir loro che se n'andassero perché volevo pranzar dasolo. Questi parassiti ruinerebbero al pari degli altriné viconsolerebbero colle apparenti officiosità dei nostri. Lloyd èsommamente generosoè poveroma è indifferente a vivere con un pezzodi pane. Il Lascy lo adopera assaiultimamente l'ho veduto incaricato afar fortificare un sitoegli portava le fascineadoperava la zappatravagliava come i soldati che erano sotto i suoi ordinie li chiamavafratellilavorava allegramenterallegrava gli altrie sotto di lui inun giorno s'è fatto quello che un altro avrebbe fatto in tre o quattro.Giriamo il paesevisitiamo le posizioniragioniamo sulla guerra: dicoragioniamoperché sebbene io senta la gran distanza che v'è fra le suecognizioni e le mie che comincianosento però che principio a ragionare.Ma vi ripeto che sono rarissimi coloro che all'armata sappiano cosa sia laguerra e cosa si faccia. Vi abbraccioaddio. Schilda1 novembre1759. Son già dieci giorni che siamoimmobili in questo quartierepasso a passo siam giunti sin qui. Il nemicoè accampato a Torgau contro di noiche siamo appostati prima a Belgernpoi quima si dice che non è visibile da vicinosta sopra una costaelevataha davanti delle paludiai due fianchi l'Elba e un'altra cintadi boschi. Lloyd vorrebbe dar fuoco a quel bosco dipiante resinoseaspettare che il vento spingesse il fumo nel campohadesignato come attaccarlo; ma le sue idee sono idee d'un povero tenente.Abbiamo distaccato il duca d'Arembergcon diciottomila uominiche si èappostato dietro al nemico a Dommitzchma i Prussiani hanno libera lariva diritta dell'Elba e non s'imbarazzano d'essere fra dueattesa lavantaggiosa situazione del loro campo. Giorni sono è accaduto chel'aiutante del duca d'Arembergè stato fatto prigioniero dai nemicimentre dall'armata andava a portare al duca le lettere della posta. Ilprincipe Enricoricevute questeed osservato il sigillo della duchessad'Arembergspedì un trombetta al corpo del duca colla lettera e duerighenelle quali gli diceva chesebbene avesse prese coll'aiutante lesue letterenon voleva differirgli la soddisfazione d'avere nuove delladuchessa sua sposagiacché era informato dei rispettabili sentimenti cheli univa. In questa guerra si vedono altresì dei tratti d'umanità. Tuttoil bene che si può fare ai nemici senza pregiudicare la causasi fa. Seun servitore mi ruba e va al nemicocon una trombetta si passa l'avvisoe reciprocamente si consegna. I nostri prigionieri erano ben trattati neiprimi anni a Berlino e dovunque; ma avendo poi il re di Prussia saputo chei suoi si confinavano nel Tirolonon si tolleravano in Viennaed eranomaltrattaticambiò metodo; però non si può dire che siano maltrattati.Qui non v'è opinione né stabilené ragionevole sul conto del re diPrussiaè un asino e peggio se occorre. Nel momento però che abbiamo unminimo rovesciotutti ammutoliscono e si guarda il re come un gransoldatoe si teme. Un gran soldato lo è certamentee lo dobbiamo direper nostra riputazionegiacché resiste alla FranciaAustriaMoscoviaImpero e Svezia collegaticontro di luie attualmente non possediamo unpalmo del suo. Da che v'ho scritto mi son più voltetrovato nella piccola guerra che i posti avanzati fanno a Belgen. Mi sontrovato in mezzo alle nostre batterie di cannoni e quelle dei nemici. Lacuriosità mi spinse ad accostarmi verso il villaggio di Benewitzche sene disputavano il possesso una banda di Prussiani e dei nostri; a mezzastrada cominciò a sentirsi lo scoppio alle spalle del nostro cannone;dopo un momento si sentì di contro la risposta e il muggito delle pallesulla mia testala musica rinforzava d'ambe le partie ingenuamente vidico che niente mi piaceva. Quel rumore della palla di cannone ha delferalee bisogna ch'io faccia uno sforzo per resistervima erano con mealtri ufficiali; incontrammo il generale O'Donnelche disse: - Costoro cihanno preso di mira. - Il vicendevole impegno ci ha tenuti tutti fermi etranquillisebbene continuasse vivamente la musica. Io solo ho saputo cheavevo assai timorema intanto distribuivo tabaccoe il capitanoCastelliaiutante di O'Donnelne prese e mi parlòcredo che alloraavesse tanto pensiero di sé che nemmeno dopo gli potei far risovvenired'avermi parlato. Bel bello il generale s'incammina verso i nostrietutti noi lo seguimmo con eguale gravità sotto il continuo muggito diqueste palleche credo non passassero lontane. Un movimento naturale miavrebbe costretto ogni volta a piegarmi sul collo del cavallo; ma la bramadell'opinione mi faceva star ritto come un palo. Quando ne fui fuoridopoun buon quarto d'ora di questa faccendav'assicuro che mi trovai bencontento. Mi direte perché mi vado esponendo così alla venturasebbenenon lo debba fare che in seguito al maresciallo; vi rispondo chel'occasione porta di essere in compagniae quando uno propone d'andareper curiositànon mai bisogna farsi desiderare; non vorrei che peressere io più civile e ragionevole di costoromi credessero di minorcoraggiola mia cortesia nasce da scelta educazione e da principiinonda timidezza. Eccovi il secreto. Il maggiore del mio reggimento comanda undistaccamento di granatieriquando il maresciallo cerca il miocannocchiale che è eccellente e quasi sempre lo cerca per osservare ilnemicoil maggiore cerca di formarsi un crocchio con un cannocchiale diVenezia di cinque o sei paolie pare un saltimbanco cercando discreditare il mio in confronto del suo. Vedete che vendetta! Fatto sì èche nessuno degli ufficiali del reggimento vedonsi al quartier generalenon osano mostrarsi e vivono nel loro covileannoiatissimi fra gliannoiatisapendo nulla di ciò che accade e non conosciuti da alcuno. Ilbel mestiere che avrei fattose non otteneva di essere collocato dovesono! Il quartier generale è veramente la Corte dell'armata. Credo chel'accoglienza fattami dal colonnelloe la bella cortesia del maggioresiano state eccitate dal maresciallo Clerici; egli è di carattere adordire simile ricevimentoper qual ragione poi due uomini ai quali nonaveva fatto alcun dispiaceree che mi vedevano per la prima volta di miavitadovevano usarmi ostilità? Fra costoro del reggimento non ho vedutoche un solo il quale mi è parso ragionevoleed è il tenente colonnelloLombardiegli vi è addetto e da poco tempo. Difficilmente m'indurrò avivere in così disgustosa società. Ho già scritto ad un amico di casaper vedere se mi vorranno assistere per le altre campagnesulla rispostaprenderò le mie misure. Il marchese Clericimio cuginoquando partii miraccomandò vivamente di scrivergli nuove. Sino a che fu a Milano leaggradì moltissimo e mi rispose graziosamenteora che è a Vienna e nonne ha bisognoha cambiato stile; può aspettarsi altre mie lettere! Nonho mai cercato d'entrare nel suo reggimento. Il conte Cristianispontaneamente s'era esibito di collocarmi in un impiego. L'anno scorsoprima di morire mi fece avvisare ches'egli soccombevadovessi dirigermial conte Kaunitzgià da lui prevenuto; in conseguenza di ciòv'assicuro che nessuno è stato più maravigliato di mequando in agostodell'anno scorso mi venne annunciato che ero capitano nel reggimentoClericicolla inaspettata condizione di dover servire sempre nelbattaglione d'Italiaper non scostarmi dai miei parenti. Questacondizione mi ha spinto appunto a chiedere il permesso di fare lacampagna. Ma quel poco tempo d'otto mesi che fui a Milano coll'uniformebastò per farmi desiderare di non aver a che fare col marchese cugino.Alla domenica egli lascia venire gli ufficiali alla sua anticameraove lilascia per un'orafrattanto entrano i suoi buffonie termina col farcidire che ci ringraziama non può riceverci. Per un galantuomo ben natola cerimonia è poco graziosa. Egli è asproin faccia diventa officiosonon mi va a genio il suo carattere. Giorni sono il maresciallo ha speditosecretamente a Dresdail capitano Collin per sapere dal generale Gribovalche ha la cura di fortificarvi un campoqual sicurezza avremo. Questoprova che probabilmente finiremo l'anno col tornare indietro. Di più soche il maresciallo non sa di fortificazionee il capitano ha avuta moltadifficoltà a fargli comprendere i movimenti di terra che si son fatti.Quantum est in rebus inane! Sento che questo Griboval sia un francese dimolto meritonon vorrei che anch'esso finisse a disgustarsi. I duegenerali prussianiRebentisch e Finckche ora comandano due corpiseparatie ci perseguitano giorno e notte senza posaerano dueufficialetti al servizio nostromaltrattati forse perché non erano allivello degli altri. Finalmente disgustatisiabbandonarono e passarono alservizio di PrussiaFederico gli ha conosciutigli ha rialzatie loproviamo noi: coloro fanno la guerra del loro padrone e la loro propria.Il mio Lloyd è generalmente temuto ed odiatoperché nonsa trattenersi e lascia vedere il proprio disprezzo che ha per chi lomerita. I primi signori gli corrono dietro come ad un uomo singolare. Alquartier generalenell'anticameraalle volte egli ha un circolo diquanto v'è di più distintolo stuzzicano a parlare dello stato dellecosesu quello che si può faresul bene e male dei nostri movimentiegli lascia sbucciare la sua impazienza sulla nostra inoperositàed unavolta l'ho udito alla porta stessa del maresciallointerrogato cosacredeva che si facesse. - Delle scioccherie al solito - rispose ad altavoce. È molto se non si perde: ma egli vuol volareod andarsene.Qualunque sia il suo destinolo amerò e lo onorerò sempreperché sinora non ho trovate riunite in un uomo tante eccellenti qualità. Egli diceche invidia la cortesia del mio caratteree se ne potesse avere una dosenel suo tuttovorrebbe diventar padrone del mondo. Viabbraccio. Dresda28 novembre1759. Troppecose vorrei scriverviné so se ne avrò l'agio; prima vi diròdell'affare di Maxen accaduto giorni sono: omettendo interamente quelloche potete sapere dai fogli pubblicivi informerò invece di quellecircostanze che formano la storia arcana. Figuratevi che la nostra armatadopo aver inutilmente contemplato il nemico nel suo campo di Torgau perquindici giorniinoltrandosi la stagione si ripiegò verso Dresdadovefummo il giorno 17. L'armata appoggiava il suo fianco dritto alla cittàe faceva fronte al nemico che era a nord. Il re di Prussia non trovando ilsuo conto d'attaccarci ove eravamopensò d'obbligarci ad abbandonareDresda col tagliarci la comunicazione colla Boemia: Distaccò un corpo didodicimila uomini sotto il comando del generale Wunsch e lo portò a Maxen.Ciò fattoa noi non restava altro partito o di passar L'Elba eritornarcene in Boemiaovvero far sloggiare il nemico da Maxend'onde ciavrebbe rappresagliati i viveri che ci vengono dalla Boemia e intercettatala comunicazione. Il maresciallo marciò con porzione di gente verso Maxenil giorno 19poi vi marciò il 20e sempre ritornò senza mai averpotuto vedere i nemicii quali sono controllati da boschi e scaviimpraticabili. Anche il giorno 21 il maresciallo stava per ritornarsene aDresda colle truppe. Era veramente cosa meschina il vedere come non sitrovasse un villano che potesse spiegare come fosse quel terreno al di làdel bosco. I Sassoni non sono niente nostri amici. Si stava disputando checonvenisse fareperdendo il tempo verso Reinharksgrimmepiccolovillaggio. Un nostro italianoil tenente colonnello Fabrisnativo delFriuliuomo di testa e di quei pochi che amano la gloriaimpazientatodel ridicolo perditempo che si faceva per ritornare alla volta del boscoda cui si passava al nemicoincontrato un capitano dei Croati che era alnostro posto avanzatogli chiese se volesse venir seco colla suacompagniae questi lo seguì. Eravi una piccola altura che dominaval'unica strada per cui si passava al bosco. Fabris l'esaminòe vide cheil nemico aveva mancato d’impadronirseneovecollocando qualche pezzod'artiglieriapoteva impedire l'accesso. Cominciò a giudicare che iPrussiani s'erano malamente appostati. Entrò nel bosco seguito daiCroatiosservò che non si erano gettate delle piante attraverso lastrada per impedirvi il passaggio dei cavalli e della artiglieria.Osservò altresì che non v'erano cacciatoriné truppe leggere a drittaed a sinistra del bosco. Queste negligenze dei Prussiani sempre più glifecero pensare che poco sapientemente s'erano collocati. Stava già perisbucare dal boscoquando vide alcuni usseri prussiani che alla vista deiCroaticredendoli forse in assai maggior numeropresero la fuga perunirsi al loro corpo. Allora Fabris si mise a galoppar loro dietro per nonperderli di vista; osservò cheterminato il boscoeravi una pianuracapace a schierarvi dodicimila uomini; ma questa era dominata da trealturedalle quali il cannone avrebbe potuto molestarci troppo. Era aconoscere se su quelle alture fossero appostate artiglierie. Fabris tenevadi vista gli usseriaffinemi diss'eglid'osservare se essiavvicinandosi a quelle alturerallentavano il corsoallora avrebbegiudicato che questa tranquillità nasceva dall'esser ivi i loro compagni;se poi proseguivanoera segno che anche quelle importanti alture eranosguernite. Infatti continuarono a galoppare. Fabris allora apposta i suoiCroati all'imboccatura interna del boscoe ascende solo quelle altureevede tutto libero. Esamina il nemicoe vede che nel campo tutto era inmovimento ed inquietudinequasi per cercare una nuova posizione. Osservòche v'erano due strade poste in modo dalla naturachesenza esserevedute dal nemicopotevano due nostre colonne portarsi sino al colpo difucile ed attaccare senz'essere prima offese. Il nemico era collocato sudi un'alturaper cui conveniva a noigiunti alla portata del fucilediscenderee poscia arrampicarsi ad essi. Il contegno dei Prussianilasomma negligenza di non aver difeso il loro ingresso del bosconon glilasciò dubitare dell'esito. Conviene ch'io dica che il nemico non eraaccessibile ai fianchiperché scorrevano due cavi profondi che sboccanol'acqua nell'Elbacon rive altissime e intralciate d'alberi. Visto ciòFabris lascia i Croati ove li aveva collocatie a gran galoppo ritorna anoie dice al maresciallo: - Signorequesto è il momentovenite e virispondo della vittoria. Io condurrò una colonna alla portata del fucilesenza perdere un uomodarò a Beaulieu la condotta d'un'altrachegiungerà sicura come la miai nemici non sanno quello che si faccianoho visitato tuttoil momento decide. - Fabris era conosciutoperchéserviva nel numero degli addetti al generale Lascy per le marce e iquartieri. La sua franchezzala necessità d'appigliarsi ad un partitoil non conoscerne uno miglioredeterminarono il maresciallo ad ordinarela marcia del corpo di truppa che aveva seco. Fabris precedeva. Passiamotranquillamente nel boscoci schieriamo con sicurezza nella pianuraeusciti fuori dal boscoci dividiamo in due colonne. I nemicicannoneggiavano senza far danno ad alcunoperché eravamo coperti dallealture. Fabrisalla testa della sua colonnaappena si mostrò ai nemiciscivolò sedendoed in egual modo fece scivolare sul loro sedere igranatieri che gli venivano dietrocosì i cannoni d'un fortino che stavasul fianco sinistro dei Prussianie di contro al quale si mostrònonpoterono più offenderligiacchéoltre una certa inclinazioneilcannone non si piega. Poi arrampicandosi e sostenendosi siccome ad unascalettaattaccarono il fortino. I Prussianidopo una scarica generaledei loro fucilila maggior parte li gettarono e si diedero alla fuga.Fabrisposto il piede nel fortinomandò al maresciallo un complimentodi congratulazione per la vittoria. I nemici furono inseguitimasopraggiunse la notte. I Prussiani si trovarono coll'Elba alle spalle; dicontro eravamo noiai fianchi eranvi i due cavi come ho dettosoprad'uno eravi il generale Brentano col suo corposull'altro verso Dohna ilmaresciallo Serbelloni coll'armata dell'Impero. Durante la notte tentaronodi farsi strada verso l'armata dell'Imperoma con pochi colpi di cannonevennero respinti. Comparve il giornocercarono essi capitolazionenon fuammessadovettero arrendersidimettere le armi e darsi prigionieri;l'unica cortesia loro accordata fu di lasciare a ciascuno il suoequipaggio. Notate che dalla costasulla quale erano accampati iPrussianisino all'Elba si discende continuamentelaonde abbandonato cheebbero il camponoi fummo loro sempre imminenti. Diquesto fatto pochi ne sono informaticome ora lo siete voi. Il vulgoanche gallonato incolpa d'errore il red'aver così collocato questocorpo; ma voi vedete che se il Wunsch si fosse collocato con piùsapienzaa noi sarebbe stato impossibile l'accostarvici. A me sembra cheil re ha disposto da abile capitanoche se il suo generale avesse saputomeglio il suo mestierenoi eravamo scacciati dalla Sassoniae allacampagna ventura da capo alla guerra. Del trionfo poi del marescialloparlerà l'Europa e forse la storia; sempre più mi confermo nel miopirronismo sulla storia. Ecco KollinHockirken e Maxentre trionfi diDaunsenza sua saputa. Fabris è stato dichiarato colonnello sul campo dibattagliaesebbene il maresciallo non abbia questa facoltànessunodubita che la Corte applaudirà a questa promozione confermandola. Daunvenne a Dresda come in trionfoconducendo nel suo seguito i generaliWunschFink e Rebentischche ha tenuto seco a pranzo. Nell'accogliereWunschgli disse una freddura che è un giuoco di parole. Wunsch intedesco significa desiderioil maresciallo gli disse che aveva piacere diconoscerloche spiacevagli la circostanzama che in questo modo le cosenon vanno sempre a seconda di Wunschcioè del desiderio. Ilreggimento Clerici aveva perduto le tendeche l'inimico gli aveva toltee perciò s'era collocato in Meissen. Nel ritirarsi verso Dresdaunadelle nostre colonne attraversava Meissen. Il reggimento Clerici eraschierato sulla piazza ed aveva ordine di marciare dopo il talereggimento. Poi doveva venirgli dietro la cavalleria. Unreggimento di cavalleria appostato fuori dalle porte di Meissenchericeveva qualche colpo di fucile dalle truppe leggere nemichenon vollesapere d'aspettaree s'inoltrò nella città; Clerici non riescì ametterlo in ordinesì che dovette incamminarsi l'ultimocol nemicovicino. In fine se ne uscirono lasciandosia per paura o per smemoratezzai loro cannoni in Meissen. Per caso il maresciallo li videosservò chemancavano i cannonine chiese al colonnelloil quale in quel momentoaveva meno imperio di quello che aveva mostrato al mio ricevimentorispose scioccamente. Non ho mai veduto il maresciallo Daun sulle furie senon in quel punto; deciso gli disse che andasse a riprendere i cannoniese non li conduceva ne avrebbe risposto colla sua testa. Il giorno dopovidi giungere all'anticamera del maresciallo il tenente colonnelloLombardie fu la prima volta che vidi uno del reggimento Clerici in quelluogo. Il signor duca di Braganza lo conoscevagli si avvicinòincoraggiandolo. Il Lombardistato leggermente ferito in una manoavevariacquistati i cannoni; col mezzo del signor duca poté avvicinarsi almarescialloche al sentire il nome Clerici avvampò in voltoe sebbeneil buon Lombardi non ne avesse colpafu bruscamente ricevutoed inpubblico intesi che gli replicò che aveva tutti i torti il colonnelloche non aveva fatto il suo dovere. Il maresciallo Daun è però assai dirado collerico. Il generale Lascy è assai più duro. Egli ha un drappellod'ufficiali colonnellimaggiori capitaniunicamente dipendenti da luiesono i migliori dell'armata. Fra questi il Fabris e il Lloyd. Questi nonsi ricordano se sia notte o giornos'espongono a mille incomodi epericoli allo scopo di riconoscere il paesegli accampamentie quantodipende dal generale quartier mastro. Non v'è memoria che Lascy abbiadetto una volta ad alcuno: - Son contento di voi. - Egli èimpetuosissimoha un sogghigno derisoreè pieno di valoreè anchegenerosoma non conosce la moneta che costa meno e fa operar di piùlacortesiae le buone parole de’ grandi. Al di lui quartiere in ogni orai suoi ufficiali trovano tavolae in ciò spende liberamente ed ènecessariopoiché chi è sotto ai suoi ordini non può avere ore fisseper far cosa alcuna. Mentre giorni sono eravamo a Heinitzebbimo unpiccolo assalto coi nemici. A un nostro capitanoappostato con duecannoni di campagna sopra un'alturapronto a difendersiil generaleLascy mandò a dire che se muovevasi l'avrebbe fatto appiccare; per unuomo d'onorequesta è una maniera assai strana di comandargli. Eppurechi vi èconviene che vi stianon v'è rimedio con un superiore. Non sose nelle armate francesi o spagnuole si usi simile linguaggio. I Moscovitisi bastonano tuttinon v'è che il generale in capo che non lo possaessere. Il generale è bastonato dal tenente marescialloquesti daltenente generalee il tenente generale dal generalissimoossia generalein capo. Così si vive all'armata moscovita. In fattinon vi sono a quelservizio né ufficiali francesiné italianiné credo d'altre nazioni.Noi non siamo a questo segno; è cosa disgustosa per un uomo d'onore ilvedersi minacciato del capestro nell'ingiusta ed ingiuriosa supposizioneche voglia fuggire dal nemicoovvero ricevere la bastonata. Il problemameriterebbe una dissertazioneche non ho tempo di farvi. Questi sono glianeddoti che pochi diconoperché ciascuno vorrebbe far invidiare il suomestierema a voi svelo gli oggettie vi mostro interiora rerum. Ve nescrivo un altro per illuminarvi sulla nobiltà della professione a cuisiamo elevati. Il conte Origotenente colonnello posto nel corpocomandato dal duca d'Arembergebbe occasione di respingere una banda dinemici e ne approfittò per recarsi a farne il rapporto in persona alducae così farsi conosceree in quella occasione raccomandarsi. Fuammesso al suo quartiere; il duca stava sedendo su una seggiolasenz'appoggioe un cameriere da una parteun altro dall'altra stavanopettinandolo. Si inchinò profondamente a sua altezza il nostro tenentecolonnelloriferì il fattoe poiché vide che il duca n'era contentos'avanzò per esporgli i suoi lunghi anni di servizioe si raccomandòalla sua persona per essere promosso. Il duca chiese ad un cameriere unpezzo di carta e se ne servì all'uso che un altro fa senza testimonipoialtro pezzopoi un altroe frattanto andava rispondendo al tenentecolonnello ch'egli non ha nulla a che fare con luiche ha abbastanza dapensare al suo proprio reggimentoe che non infastidirebbe Sua Maestàper il conte Origoe così si congedò il tenente colonnello. Questofatto fresco fresco l'ho dalla bocca dello stesso Origo. Vedete se inostri allori sono splendentise la gloria e l'onore hanno grandiadorazioni da noi. Quello che più mi sorprende si è che ciò sia fattonon da un soldato di fortunama da un duca d'Arembergche per la suanascita dovrebbe certamente avere tutt'altre maniere. Vedete cos'èl'armatacos'è questo mestiere! Vi abbraccio. Dresda20 dicembre1759. Da un mese a questa parte mitrovo assai ben collocato in questa città. Ho preso a mie spese unquartiereed alloggio da un trattore alla vecchia cancelleria di guerradove mi trovo con decenza e comodo. Ho pregato Lloyd di venire con meperché se dovessimo ricoverarci nei meschini quartieri assegnaticistaremmo male. Il caro Lloyd non mi ha mai cercato a prestito un soldoedè povero; non mi ha mai cercato un pranzofinalmente accettò distarsene con me; mi è di nessun pesobensì d'un'amabile ed utilecompagniae credo che egli voglia bene a me ed a quelle poche onestequalità che ho nell'animo. La vita che facciamo noidue si è d'uscire tutte le mattine solisenza palafreniereperriconoscere l'inimico ed il terreno di mezzo. Il freddo è così intensoche talvolta la terra è come uno specchiotutte le notti trovansisoldati morti pel freddo. Gli ufficiali riparati sotto le tendes'aiutanocon alcune stufe di ferroma questo aiutoin una casa ove soffia l'ariada ogni cuciturae coll'entrarvi d'un uomo si muta tutto l'ambienteèdebole assai. Bel piacere assai se avessi dovuto stare sotto una tenda!Varie mattine abbiamo scaramucce coi posti avanzati degliusseri prussiani. Una fra le altreLloyd s'avvide che una dozzina diquesti usseri ci avevano adocchiatie ci facevano la festa per prenderci.Costoro avrebbero rubato quello che avevamoe poi ci avrebbero consegnatiprigionieri. Essi si divisero da lontano per poterci chiudere l'uscita;Lloyd m'avvisò dicendomi di star seco e saldo che non potevamo riuscirenell'intento. In fatti fra essi e noi eravi un fosso stretto e profondoch'egli conosceva perché il terreno lo conosce palmo a palmo. Quando iPrussiani credettero d'essere a temposi posero a galoppare alla nostravolta. Lloyd quando li vide vicino alla riva del fossocavò loro ilcappello canzonandoli. Gli usseri scaricarono le loro pistolee Lloydnuovo inchino canzonandoli; poscia li usseri ci fecero segno d'aspettareche avrebbero ricaricato le armi. Lloyd freddamente rispose: - Oheroidei miei stivalisiete veramente valorosidodici contro dueche nemmenoadoperan le armi contro di voi. Non siete buoni a prenderciné buoni dimirarci colle pistolee avete l'ardire di farci segno di starvi adaspettare! Eroi de’ miei stivali. Dodici di voi altri non valgono unmezzo uomo. - Così dissee fatto un terzo inchino d'arlecchinopassopasso ritornammo ai fatti nostri. Vi assicuro che è un uomo unico nellasua specie. Una mattina vi fu del fuoco più generaleil maresciallo erapresente. Lloyd ed iodopo finito l'affareabbiamo voluto visitarevedere e riconosceresì che fummo di ritorno a casa assai tardi. La miagente cominciava a dubitare ci fosse accaduta qualche cosa di peggio.Sapete qual sentimento aveva il mio bravo Giuseppe? osservò che mi erodimenticato l'orologio appeso al lettoe si consolò che non l'avessiportato via. Vi sono delle anime che non si rendono mai sensibili perqualunque beneficio loro si faccia. Dunquecome vi dissila mattina siampresi in motoil resto della giornata lo passo a mio modo. Buon pranzo.Abbiamo un eccellente pasticcieresquisiti vini di SciampagnaBorgognaecc. Il mio padrone di casa serve una buona tavola. Dopo pranzo andiamodal libraio Valterche ha un gran negozio e stamperiacomproleggo eporto quello che voglio al mio quartiere. La sera dopo una passeggiata perla cittàritorno a casa. In Dresda non v'è nessun nobile; son tuttirifugiati chi in Poloniachi altrovenon vi si trovano che cittadine edartigiani; vi posso dire una verità che non è esagerataed è che ledonne che son rimaste a Dresdae son molteson tutte al comando di chioffra loro uno zecchino. Il libertinaggio è così facile che non costa unmomento di pensieroe per questo mi pare che se ne diminuisca lo stimolo.In tutte le case di queste cittadine siete ammessose lo volete. Ilsolito cerimoniale è che vi si prepara una caraffa d'ottimo vino del Renoed il caffè; questo è il costume del paese. Le donne sono vestiteelegantementee belle assai; la lingua tedesca è dolce nella loro boccanon hanno l'asprezza dell'accento austriaco. Portano in capo un eleganteberrettino contornato di zibelliniformato a puntache si porta in mezzoalla fronte e gira come una corona scherzata sul capo; il berrettino è diraso celesteo rubinoo di altro colorericcamente guarnito d'oroetermina in una punta ricca di frange d'oroche cade fra l'orecchio e laguancia. Hanno molt'anima nella fisionomiaocchi vivacibellissimetintebei denti; un mantello di raso celeste o rubinofoderato inpelliccia biancal'abito assestato al bustogonnelle corteesoprattutto gran lusso ed eleganza nelle calze bianche di setascarpefinemente calzatesì che sono figure teatrali assai belle e gentili. Gliuomini in proporzione sono anch'essi elegantie soffrono piuttosto ilfreddo che guastare la parrucca linda e polverosa coll'uso del cappello.Ben volentieri avrei veduto la Galleria e la Cortema noi Austriaci siamtanto in buon concetto che non v'è modo; dicesi che le chiavi sieno stateportate in Polonia. Per darvi però un'idea della cittàvi basti ilsapere ciò che m'è accaduto in un traiteur francesecerto Le Fon. Ungiornoin compagnia di cinque ufficialisi propose di pranzare dal LeFon. Entriamo in un palazzoche tale era veramenteci si affacciacortesemente un uomo ben vestitoal quale chiediamo un pranzo. Egli ci fale scuse se la folla delle persone gl'impediva di darci un alloggioquasisembrava che non vi fosse luogoma vedendoci disposti ad accontentarcid'una camera qualunqueci condussereplicando le scusein un piccoloappartamento affatto liberocomposto di una salauna stanza da letto eun gabinettopavimento di legno ceratotappezzerie di damasco cremisispecchi fra una finestra e l'altralampadarii di cristallicanapè escranne: il tutto sommamente decente. Poco dopo si preparò una tavola conbiancheria a figuree tutto fu servito in argento assai ben lavoratoodin porcellana. Le vivande corrisposero alla finezza del rimanenteedebbimo vini di ottima qualità che ci piacque d'ordinare. Non avreidifficoltà alcuna ad invitare chiunque ad un simil pranzo a casa mia. Ilprezzo che ci venne chiesto fucredo d'uno scudo a testaprezzo assaimoderato. Quello poi che v'è di curioso nel costume di quell'ospiteèche voi potete francamente ordinare una cena per tanti copertieprevenire che sianvi tante fanciulledue biondeuna brunagrandepiccolaecc.ed è lo stesso come se gli ordinaste uno storione o deitartuffi; niente lo scomponeniente lo fa ridere. La Fon ordina ai suoicommessi d'andare dalla signora Krepsgrande abadessa di fanciulleesiete servitosenza che la riputazione del padrone di casa ne soffra. Sevolete passarvi la nottesiete libero. Dresda èuna deliziosa città. Situata in una pianura attorniataalla distanza didue o tre migliada collinetteche sono come l'anello di Saturnolequali riflettono i raggi del sole e riparano dai ventiper modo che ilclima vi è meno rigido che nei dintorni. Vi crescono le vitie in questospazio di terra si fa del vinosebbene nella parte più meridionaleverso la Boemia non reggano le viti l'asprezza dell'inverno. I vini peròcomunemente usati quisono del Renoe sono ottimi. Voi qui avete pescidi mare e ostriche dell'Oceanonel quale sbocca l'Elbache è comel'Adda. La città è divisa da questo fiumee si unisce con un bel ponteche non è pesantecome sogliono usare gli architetti tedeschi. La chiesacattolica della Corte è bella. La chiesa di cittàcioè la protestanteassomiglia al nostro San Lorenzo. Le case sono quasi tutte fabbricatesolidamente di pietraben mobiliatee tutto spira una colta nazione. Seandate a Vienna in una bottega per spendervi i vostri denarisietericevuto come un seccatoreo qualche cosa di peggio; qui gli abitantisono officiosissimicivilissimie giacché un forestierosecondo iprincipii di naturae delle gentidev'essere gabbatoin buon'ora losiamo almeno con civiltà e buona maniera. Se Dresda è tale in mezzo alladesolazione di questa guerra che le sta intornoed è già il quartoannomi figuro che debba essere il soggiorno delle grazie e degli amoriin tempi tranquilli. In generalecome vi dissinoi Austriaci siamo pocoamantie sebbene alleati coi Sassoniessi preferiscono i Prussiani anoi. Ho osservato all'Hôtel de Polognelocanda frequentatache lestanze sono addobbate con quadri rappresentanti battagliee da per tuttoi bianchi e i rossiche siamo noisono in positure umiliantie i bleusempre in atto di eroi vincitori. Molte cagioni vi sono di questo genio.Primieramente gli Austriaci sono poco civili e cortesie per lo più nonhanno educazioneonde coi loro sgarbi indispongono gli altriladdovenell'armata prussiana gli ufficiali cercano d'accostarsicom'è naturaleal loro modelloil ree quindi a gara s'incivilisconosi mostran coltied educati. Secondariamentela religione vi ha la sua parte; non è giàche naturalmente i Sassoni abbiano al dì d'oggi fanatismo per la lorosetta; ma sentendosi disprezzare dai nostri soldatie chiamare caniLuteraniè ben naturale che preferiscano i Prussiani loro confratelli.Finalmente molta parte vi ha la diversa disciplina delle due armate.Quando la nostra marciae si reca in un nuovo campovedreste come daogni reggimento si stacchi un drappello di soldati per foraggiare etrovare paglialegna e altro da portare al campo. Questi nostridrappellicomposti di gente ferocedi mal umoreentra nei villaggi delcontornorompedistruggerubamaltrattae per portare al campo ilvalore di diecirovina pel valore di cento. I Prussianiper contrarionon escono mai dal loro campo. Sono muniti di cartelle e tabelle cosìesatteche sanno appuntino il numero degli abitanti di ciascuna terraepresso a poco i viveri che vi sono. Dal campo regolarmente si staccano gliordini alla tal terra di portare tanta pagliatanta legnaecc.; cosìfanno molto bene. Primodisertano meno soldati; secondoniente sidevastatutto si distribuisce con prudente economiae l'armata prussianatrova la sussistenza per venti giorni in quel campo d'onde noi saremmoobbligati di sloggiare dopo cinque o seidopo aver tutto ruinatoall'intorno; terzoi villani non fuggononon si sottraggono all'arrivodei Prussianianzi vanno al lor campovi portanocome ad un mercatoogni genere di pollicarni e viveri; a nessuno si fa violenzatutto èpagatoe tutti fanno la spia in favore di essicol sentimento che postoche vi è la guerral'armata prussiana li difende dalle nostredepredazioni. Io ho cercato di farmi voler bene dai contadinipresso iquali sono stato di quartieretutto ho pagato largamentené hosloggiato se prima non sapeva dai padroni di casa che i miei domestici glidovevano nulla; non di meno varie volte ho dovuto soffrire l'odionazionale. Una mattina singolarmente volevo prima di giorno essere alquartiere del maresciallo per unirmi alla marcia. Posto tutto in ordinevedo una nebbia che non ne ho visto di simile; figuratevi che stando acavallo non si vedeva il terreno in nessuna guisa. I fuochi dell'armata mifacevano l'effetto come d'un'aurora all'orizzonte senza distinguerliquantunque fossero vicini. Ho regalatopregatoaccarezzato il villanoperché mi guidasseegli mi ha condotto pochi passi fuori di casapoi hoavuto bello a chiamarlopromettergli nuovi regalirimasi isolatoascoltando la voce de’miei domestici senza vederlied avrei avutobisogno di una bussola per non dare con la testa del cavallo nella casa.Dovetti aspettare sui quattro piedi del cavallo che spuntasse il giornoeallora si diradò la nebbiache pareva quella di Mosé in Egitto. ma giàla mia è troppo lungavi abbraccio. Dresda2gennaio1760. Sono già quarantasei giorni che mene sto in Dresda alloggiato dal mio calvinistache è il più buon uomodel mondo. Non pare allevato in questa cittàè rigido nell'osservanzadel costume. Sua mogliei suoi figli pregano più volte al giorno. Domanilo abbandonoe parto dall'armata per Viennagiacché i miei parenti nonsono disposti lasciarmi fare un'altra campagna. Prima però d'abbandonareDresda ho altre cose da scrivervi. A proposito dunque del mio traiteurl'ho pregato di condurmi domenica scorsa alla sua chiesaed ei lo fece.Essi sono tutti figli di francesi rifugiati per la rivocazione dell'edittodi Nantese sebbene siano nati in Germaniaconservano il cuore francesee cantano gli inni come gli Israeliti per ritornare alla Terra promessa.Essi sono tolleranti. La loro chiesa è una sala al primo piano sopra alpian terreno. Questa sala sembra una delle nostre scuole di grammatica enon più. Non v'è altarenon immagininon candele o lampade. V'è unacattedrasotto di essa un banco più elevato degli altried ivi stanno icantoripoi all'interno le panche come nella scuola. Nessuno si pone inginocchio. All'entrare v'è uno alla porta che civilmente v'indica un sitoove potete sedere. Quei della loro comunione prima di sedere stanno unminuto ritti in piedie si coprono il viso col cappellole signoreinvece col ventaglio; da ciò credo l'uso dei ventagli bucaticomodissimiper la curiosità femminile in non perdere i momenti. Poi ciascuno sisiede. Il pastore scende alla cattedra con veste lunganeracollare comei preti francesi e parrucca tonda da abatee fa il suo sermone infrancese. Quello che ho ascoltato era assai ben dettopateticoteneropieno di virtù. Poi si cantano dei salmi tradotti in francesee non v'ècerimoniale. Alcune domeniche fanno la commemorazione della santa Cenamangiano un panebevono del vinoma non ho avuto occasione di vederlatanto più che il freddo enorme di quella salasebbene fosse eloquente ilpredicatoremi ha fatto soffrire dopo un mancamento di respiroassaistrano per mee serio se continuava. Mi son fatto dare dal mio ospite ilsuo libro di preghieree devo dirvi che non ho letto presso i nostriascetici niente di similené di più capace d'elevarci a Dio. Lapreghiera che si fa a Dio appena svegliato è questa: “Dio miomioCreatoremio Salvatoresono così povero in faccia vostrache non hocosa alcuna da offrirvi; sono così limitato ed ignoranteche non so cosadomandarvi. Voi che siete la bontà stessache conoscete i miei bisognimeglio che non li conosca ioguidatemiassistetemiconfortatemi a fareil vostro santo volere.” Questa breve preghiera mi pare degna d'unfilosofo che ha quella poco inadeguata idea della divinità che può avereun uomo. Ho avuto anche la curiosità di osservare le funzioni dellaChiesa luteranae l'occasione l'ebbi in un villaggio della Lusazia. Leloro chiese nei villaggie le loro funzioni sono talmente simili allenostreche non v'era modo ch'io facessi credere a Giuseppe che costorosono eretici. Nelle chiese hanno l'organol'altar maggiore cinto dacancellii due gradini per ascendere all'altare che ha in mezzo ilcrocefissoa fianco i candellierie dietro il crocefisso eraintagliatoin legno doratola lavanda dei piedi: in una parolasenz'entrare in unaminuta descrizioneesattamente era come una chiesa cattolica dove vi siaun altare solo. Credo che molte chiese siano rimaste intatte quali eranoprima della Riforma. La domenica fanno un servizio di chiesa che è comela messa. Il predicatorevestito di nero con sottana lunga e lungocamiceva all'altareivi legge al popolo l'Epistolapoi dice dellepreghierepoi legge L'Evangelio e lo spiegapoi il vice parroco portasull'altare tre calici come i nostri con sopra ciascuna una patenaeun'ostia grande sopra quella di mezzoe piccole ostie sopra le altre duepatenepoi ad alta voce il predicatoreposto in mezzo all'altare con duechierici con cotta in ginocchiodice il canone della messapoi accostale pateneed ad alta vocesempre in tedescodice le parole dellaconsacrazioneindi alza l'ostia come noie tutto il popolos'inginocchia. Poi lo stesso sopra i calicidei quali innalza quello dimezzo. Poi dice l'orazione domenicalepoi si comunica. Fatto ciòs'accostano ai cancelli quei del popolo che vogliono comunicarsieprimieramente vanno dalla parte del Vangeloed ivi il parroco dando inbocca l'ostia dice: “Prendetequesto è veramente il corpo del NostroSignor Gesù Cristo morto per i nostri peccati.” Poidopo cosìcomunicatosi passa dietro il coroe si presenta dalla partedell'Epistolaove sta il vice curato con un calicee dà da bere aciascunodicendo: “Bevetequesto è veramente il sangue di NostroSignore Gesù Cristo sparso per i nostri peccati.” Il sentimento colquale quella buona gente si accostavami commoveva come farebbe unatenera scena d'una tragedia. Gran potere hanno sul cuore dell'uomo lecerimonie religiosee noi ne siamo meno tocchiperché abituati; maosservate che le funzioni che si vedono rare voltecome quelle dellasettimana santae consecrazioni di vescoviecc.ci muovono assai più.Quasi quasi faccio un tratto di liturgia; ma io vi rendo conto delleimpressioni ricevute da qualunque oggetto che il caso mi abbia fattoincontrare. Domani dunque ho destinato di partireedarò un addio per sempre a questo mestierechea confessione di tuttiquei che parlano schiettamente e lo provanoè un mestiere da disperato.Ho piacere d'averlo conosciuto anche per disingannarmene; se non avessiavuto la risorsa di finire la campagna in una bella città come questanon mi troverei d'aver speso niente bene il mio tempo. Io credevo chebastasse aver coraggio e buon senso per viver bene all'armatacredevo chevi fosse buon umoredella bizzarriae che i bisogni fisici facesseroappunto crescere l'industria per rallegrarsi; non so se tutte le armatesieno come la nostrama in verità non ho trovato che pochissimi oggettigrandi ed interessantie moltissimi disgustosi. Sentimenti non ne hotrovati generalmente in nessuno. Un giorno il capitano Collin entra nelmio quartiere ridendo smascellatamente. E perché? non poteva parlare pelgran ridere. - Ma cosa avvenne? - L'ho sempre detto -dic'egli- chequeste austriache sono bestie. Or ora trovo una donna che seguital'armataaveva un ragazzo entro il barile che tiene sulla schienaunaltro per manoun terzo che allattava gli è mortol'aveva morto fra lemanie la stolidainvece di ringraziare il Cielo che la libera di queltediola stolida si disperava! -. Poi nuovamente si getta sopra un tavoloe smascellatamente rideva. Che ve ne pare? Quali sentimenti sperereste datali uomini? Nelle marcedurante i calori dell'estateche in questipaesi sono enormiil povero soldatovestito tutto di pannogiubba esottogiubbacolla tracolla pesante di cuoiocolla pentola di rame sullaschienacolla sua valigia pure sulla schienaoltre il fucileilberrettonese è granatieree talvolta il bastone della tenda tutto sulsuo corpoil meschino soldatoal quale l'ufficiale ha talvoltal'inumanità di far portare anche la sua partesanaoppresso non può piùreggere. Sapete allora il rimedio? Si bastona; forzato va e fa sforziespesse volte cade morto per terrae nelle marce ne’ giorni caldiqualche mezza dozzina ne restano sempre. Se al momento v'è chi cavisanguerinvengonopassato il primo momento sono veramente morti. Equesta vi pare una società piacevole! Io ho ascoltato chi fortemente silagnava del marescialloperché suole comandare con buona manieradiceva: - Che modo è questo per un maresciallo di diremi faccia ilpiacere di far questo! Un vero maresciallo dirà... - e parlava illinguaggio da ubbriaco. Oh quanto è detestabile la natura umana fraquesto rifiuto della societàche unisce tutto il ferino d'un popoloselvaggio colla falsità e bassezza d'un popolo corrotto. Ho veduto far leadulazioni più vili e sfacciate verso coloro che si volevano renderpropizi. Ma da tutto quello che vi scrivoconviene fare eccezionid'alcuni pochii quali sentonoe pensano precisamente come faccio io. Mavoi vedete che nessuno parlerà o scriverà con quella schiettezza che iouso per più motivi; giacché sempre disconviene mostrarsi malcontento delproprio stato; ciò s'attribuirebbe a mancanza di coraggiose nellecittà un militare dicesse quel che sente del suo mestieresarebbe ancheil mezzo di farsi detestare dai compagnisvelando le interne magagne delnostro eroismo. Credete voi chealmeno qui a Dresdali ufficialisappiano viver bene? essi dividono la loro giornata fra il faraoneilbordello ed il vinoo la birra. Stanno nei caffèfumano come orsis'annoianoe questa è la loro vitausando pochissima società l'uno conl'altro. Per rendermi ancora più graziosa la miapartenzalascia il mio amico Lloydcapitano. Vi dirò come ciò siaseguìto. Giorni sono una mattina si alza e mi dice: - Amicooggi decidoo sarò capitano o vado dai miei Spagnuoli. - Diaminerispondo ioquestaè stranail viaggio da qui in Spagna in questa stagione non è unpasseggioe l'esser fatto capitano dopo pochi mesi di serviziomentre visono tenenti che servono da anniè cosa che vuol essere difficile. - Viho pensatomi rispondea rivederci. - E se ne va. Di lì a due oreritornam'abbracciae dice: - Addiocamerata. - Come! siete capitano! -Lo sono. - Ditemicome va questa faccenda? - Mi sono recatodisse eglidal mio bascià a tre code (cioè Lascy)gli ho detto che mio malgradodoveva fargli una preghieracioè d'ascoltare pazientemente il mio caso.Ho ricevuto dalla Spagna cento zecchinied è l'ultimo bene che mi restaal mondo. La primavera quando venni all'armata avevo altri cento zecchiniche dovetti spendere oltre il mio soldo di tenentein questa campagnasecontinuo così l'anno venturoresto senza un soldo e senza mezzi permantenermi. Se con questa somma ora parto per la Spagnane ho abbastanzaper ritornarvied ivi non mi mancherà il mio posto in Barcellona colquale vivevo. Vede adunque vostra Eccellenza che io non potrei più averel'onore di servire sotto ai suoi ordini se non nel caso che sia promosso acapitanola paga mi basterebbe. Vostra Eccellenza sa le mie circostanzenon le aggiungo che servo assai volentieri sotto ai suoi ordini. - Lascyrestò stupefatto ad un discorso così semplice e concludente. Finì colfarlo capitano dei cacciatori da quel momentogiacché aveva unacompagnia vacante. Vedete che curioso uomo è quel Lloyd! Lo odiano e lotemono molti; ma Lascy ha conosciuto di quai servigi è capace Lloyd. Mispiace distaccarmi da lui e da alcuni altri pochi uomini di merito che quiho conosciuti. Frattanto se le mie lettere non sono molto militaricomev'aspettavatedesidero che in ogni modo abbiano potuto interessarvisenon altroper quel sentimento d'amicizia col quale vi abbraccio. Praga14 gennaio1760. Partii il giorno 3 da Dresdaequi giunsi il giorno susseguente. Voi sarete maravigliati dei primipiaceri che vi ho provatisono assai inaspettati per voi. Ho mangiato dimagroho calzato le scarpesono andato in carrozza. Questi sono trevivissimi piaceril'ultimo singolarmente. La mollezza del nostro vivereci rende insensibile a delle situazioni che farebbero la delizia d'unpovero uomo. Mangiar pesci e uovadopo essere vissuto a carne; sentirsiil piede leggiero e agile dopo l'imbarazzo dei stivalitrovarsi in unastanzina difesi dalla stagioneriparati dal freddoseduti e trasportaticomodamenteè una voluttà divinaoh fortunatos mimiumsua si bonanorint!...